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Protetto: Primi voli di matematica e italiano alla scuola dell’Infanzia
Pubblicato: 29 agosto 2018 da alicemate in AGGIORNAMENTO, didattica cooperativa, Didattica inclusiva, NUOVE TECNOLOGIE, Pedagogia SPERIMENTALE, Software didattici e LIM, videoTag:calcolo mentale, Camillo Bortolato, classificazioni, D. Ianes, D. Lucangeli, didattica, insegnanti, leggere, lim, metodo analogico, numeri, palestra, pregrafismo, PresentazIoni PREZI, scuola Infanzia, seriazioni, topologia
Matematica e Italiano con il Metodo Analogico
Pubblicato: 21 gennaio 2018 da alicemate in AGGIORNAMENTO, DIDATTICA, didattica cooperativa, Didattica inclusiva, Pedagogia SPERIMENTALE, videoTag:Camillo Bortolato, Convegno, insegnanti, metodo analogico
– Un saluto dal convegno di Milano con Bortolato : siamo in 1200!
Così scrivevo e condividevo la mia presenza con il gruppo di insegnanti su facebook, il mattino del 13 gennaio 2018, al Convegno
Matematica e Italiano
con il Metodo Analogico
A casa, unisco alcuni scatti in un breve video per ricordare, e donare qualche goccia di pioggia del convegno ai colleghi iscritti nel mio gruppo facebook “Scuola Primaria con Innovazione”:
Pubblico anche il saluto di fine convegno: una registrazione della platea, mentre prendono posto e dilagano nel salone le note che accompagnano i pensieri del maestro Camillo. Si sente la commozione degli insegnanti in comunione con il loro collega Camillo, che ha percorso la stessa strada in una scuola che non sempre sa restituire l’impegno e la fatica del ruolo richiesto:
Il filmato degli anatroccoli sui gradini, che il maestro Camillo proietta, accompagnandolo con i suoi efficaci e ironici commenti, ci mostra la metafora del “Ruolo del’insegnante”:
“Abbandonali e i bambini si sentono splendidi! Devono fare fatica! L’ultimo potremmo diagnosticarlo, non ce la farà mai!?
La comprensione non si ha a comando. Maestra devi stare davanti a mostrare come si fa!”
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Il secondo filmato con la famiglia di anatroccoli sbattuta dal vento mentre attraversa la piazza, ci mostra come viene trattata la maestra con i suoi alunni dal “Vento delle riforme e delle circolari”, e la resistenza nel rimettersi in piedi e proseguire:
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Scritto e pubblicato da
Alicemate-maestra Maria Valenti
“Italiano analogico in 1^ con Biancamaria”
Pubblicato: 30 giugno 2017 da alicemate in AGGIORNAMENTO, Didattica inclusiva, Pedagogia SPERIMENTALE, SCUOLA E PEDAGOGIA POPOLARETag:Camillo Bortolato, esperienze in classe, insegnanti, italiano in 1^, quaderni
Leggendo il precedente articolo Leggere perchè è bello, l’insegnante Biancamaria Micheli, che ha appena concluso un anno di insegnamento di italiano in classe 1^a Salò, utilizzando il cofanetto del maestro Camillo Bortolato, è intervenuta nel gruppo di facebook aperto da me: “Scuola primaria con innovazione”e ci ha raccontato un po’ la sua esperienza.
In accordo con lei ripubblico il materiale che ha condiviso perchè ci resti più facile da consultare e ritrovare. Ecco le sue considerazioni e le foto di alcune pagine dei quaderni dei suoi bambini:
Biancamaria Micheli È proprio vero… (che bisogna Leggere perchè è bello) i miei alunni hanno scoperto il piacere di leggere in prima con Pitti e negli ultimi mesi erano dei super lettori… appena c’era la possibilità prendevano un libro e leggevano… che bello!
Maria Valenti Biancamaria, raccontaci anche altro, per esempio hai utilizzato anche i suggerimenti per la scrittura: dopo quanto hai introdotto il corsivo? usando i binari di classe 1^? E le strisce nel portastrisce sono state funzionali?
Biancamaria Micheli Ciao Maria grazie per la richiesta di spiegare un po’ come mi sono mossa. Ho iniziato un po’ tardi sia perché il kit è uscito non subito all’inizio della scuola e sia perché non sapevo come muovermi… avevo appeso in classe l’abecedario che tutti i giorni “leggevamo” poi il corso a Calvisano mi ha come aperto la mente e mi ha dato la carica giusta così ho costruito la tastiera murale. Su questa tastiera lavoravamo tutti i giorni, una volta conosciute tutte le lettere, per comporre le parole t-o-p-o… toccavano le lettere per leggere poi topo oppure davo mela e loro toccavano tutte le lettere m-e-l-a… piano piano hanno imparato a fare me-la e ad accorciare la strada…
Poi sono riuscita a concordare l’acquisto del kit con i genitori per santa Lucia (13 dicembre) come regalo per i bimbi perciò per due mesi abbiamo lavorato sulla tastiera murale. Nel frattempo loro hanno imparato a leggere parole bisillabe e trisillabe dando loro il materiale delle strisce di lettura piuttosto che abbiamo costruito il libro di Pitti quello dell’abecedario e lì si sono mossi con la lettura da soli…
Quando è arrivato il kit, da lì in poi è stato un volo ad alta quota… hanno fatto tutto da soli per la lettura… per la scrittura abbiamo fatto cornicette e cornicette e proponevo la scrittura dell’alfabeto e poi di brevi e semplici parole che arrivavano senza problemi
Tornati dalle vacanze di natale sono partita con le montagne prima sul quaderno di scrittura poi sul quaderno a righe… punte asole corone e pance… con la proposta prima dei disegni sul quaderno perciò disegnamo le montagne in autunno in inverno… poi punte (onde) colori caldi e freddi… poi sulla striscia il primo approccio al gruppo di lettere con la raccomandazione sempre di stare attenti al punto di partenza e alla direzione. Poi il passaggio sul quaderno dove facevano la paginetta e poi le prime cornicette sul quaderno a righe. Dopo i primi passaggi per unire le lettere e i primi dettati che venivano con una facilità estrema e poi le lettere maiuscole con lo stesso metodo montagne grandi…
Durante le vacanze di Natale si sono letti tutti le stagioni di Pitti (l’indicazione era stata leggi qualche pagina) sono tornati che l’avevano letto tutto e che entusiasmo nel raccontarlo…
Le strisce sono state usate nei vari momenti… dapprima il maiuscolo poi quasi subito il minuscolo che hanno iniziato subito a leggete e poi il corsivo e le unioni difficili della b e v
Gli ultimi mesi abbiamo usato il libro per imparare a rispondere alle domande cercando nel testo le risposte, sottolineando il testo e per raccontare le esperienze personali.
Cliccare sulle immagini per ingrandire e far scorrere la galleria)
Biancamaria Micheli Penso che il materiale parli da solo… io sono contenta di essermi buttata un po’ come i piccoli di cigno del filmato che fa vedere il maestro Camillo. So di aver fatto la scelta giusta. Ora sono in trepida attesa per venire a Rimini e capire come organizzare la seconda.
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Grazie Biancamaria di questa bellissima testimonianza di lavoro in classe che sarà sicuramente di aiuto ad altri colleghi.
Ecco il video della famiglia di Cigni di cui parla Biancamaria, per chi ancora non lo conoscesse, è in internet:
La scuola vista da grandi INNOVATORI
Pubblicato: 9 febbraio 2013 da alicemate in DIDATTICA, NUOVE TECNOLOGIETag:Bill Gates, didattica, insegnanti, riflessioni, sistema scolastico americano, Steve Jobs, walter isaacson
Dal libro “Steve Jobs” di Walter Isaacson
Quello che ho trovato intorno alla scuola, non perchè lo condivida in toto, ma per farne un punto di libera riflessione… si può dire libera riflessione?
Riporto:
Ottobre 2010
“Il presidente Obama incontra Jobs per quarantacinque minuti all’aeroporto Westin di San Francisco.
… Steve Jobs attaccò anche il sistema scolastico americano, dicendo che era sciaguratamente antiquato e paralizzato dalle norme sindacali. Finchè i sindacati degli insegnanti non fossero stati messi alle corde, riformare il sistema dell’istruzione sarebbe stato impossibile. Gli insegnanti dovevano essere trattati come professionisti, non come gli operai di una catena di montaggio. I responsabili d’istituto dovevano essere messi in condizione di assumerli e licenziarli sulla base dell’effettiva capacità. E le scuole dovevano restare aperte fino alle sei del pomeriggio e attive undici mesi all’anno. Inoltre, aggiunse, era assurdo che le lezioni in America si facessero ancora con l’insegnante alla lavagna e i libri di testo alla mano: tutti gli strumenti di apprendimento e di verifica dovevano essere digitali e interattivi, tagliati su misura per ciascun studente e capaci di dare un feedback in tempo reale.”
Maggio 2011
“Tramite un loro amico, Bill Gates si incontra con Steve Jobs a casa di Jobs dove passarono più di tre ore insieme.
Jobs pose alcune domande sulla formazione scolastica e Bill Gates spiegò come vedeva le scuole del futuro, con gli studenti che seguono da soli conferenze e lezioni in video, usando il tempo in classe per intavolare dibattiti e cercare soluzioni ai problemi. Convennero sul fatto che fino a quel momento i computer avevano avuto ben poco peso sulle scuole, molto meno che in altri ambiti della società, come il mondo dei media, la medicina e l’ambiente legale. Perchè questo stato di cose cambi, disse Gates, è necessario che i computer e gli apparecchi portatili offrano in primo luogo lezioni personalizzate e feedback capaci di motivare.”
“C’erano molte altre idee e molti altri progetti che Jobs sperava di realizzare. Voleva sconvolgere il settore dei libri di testo e salvare la colonna vertebrale dei poveri studenti carichi di tomi cartacei creando manuali e materiale per i corsi di studio in formato elettronico per l’iPad.”
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Per concludere sull’IDEA che mi ha reso questa lettura una bella avventura!
“Con la sua implacabile foga, per cui lavorare con Jobs poteva essere un’esperienza tanto inquietante quanto emozionante, ha dato vita all’azienda più creativa del mondo, … la realtà imprenditoriale più a suo agio nel punto di incontro fra ARTE e TECNOLOGIA.”
“Il punto di incontro tra discipline umanistiche e scienza: è un punto di incontro che AMO. In esso c’è qualcosa di MAGICO. “
E chi non è d’accordo? E nel campo della tecnologia a scuola? Per chi ha la Lim, impegnarsi con programmi e fascinazioni varie… ma le fascinazioni e i programmi utilizzarli “creativamente” per cercare feedback con la classe/alunno.
Quando le cose funzionano bene (e qui spero che la scuola si attivi meglio), e in più sono belle, cioè ci rendono felici per la loro bontà, non può che esserci crescita per tutti, anche nella scuola ???
Quindi insegnanti artisti e scienziati?
Ok, … facendo le debite semplificazioni: bravi professionisti della formazione?
“Another Brick in The Wall”
Pubblicato: 7 luglio 2011 da alicemate in SCUOLA E PEDAGOGIA POPOLARE, TEMPO LIBEROTag:concerto, educazione, insegnanti, musica, Pink Floyd, Roger Waters, scuola, teacher
In attesa… ai lati del palco, un principio di muro: il tema del concerto
THE WALL (IL MURO)
Alle ore 21.00 precise parte con forza lo spettacolo, con la forza potente di un bombardamento e trascina tutti noi in una inconsapevole, sgomenta e tragica avventura, come succede ai popoli allo scoppio di una GUERRA.
Il muro, simbolo di chiusura, di censura, di ignoranza, di paura,
pian piano si completa con l’aggiunta di mattoni giganti, bianchi e ingombranti.
Quanti sono questi mattoni che serviranno per una costruzione tanto alta da formare una prigione,
anche la SCUOLA può contribuire a questa triste opera:
“Another Brick in The Wall”
VIDEO dal film di Alan Parker
Another Brick In The Wall (Part I)
Daddy’s flown across the ocean
Leaving just a memory
A snapshot in the family album
Daddy what else did you leave for me
Daddy what d’ya leave behind for me
All in all it was just a brick in the wall
All in all it was just bricks in the wall
The Happiest Days of Our Lives
When we grew up and went to school
There were certain teachers who would
Hurt the children anyway they could
By pouring their derision
Upon anything we did
And exposing every weakness
However carefully hidden by the kids
But in the town it was well known
When they got home at night, their fat
And psychopathic wives would thrash them
Within inches of their lives
Another Brick In The Wall (Part 2)
We don’t need no thought control
No dark sarcasm in the classroom
Teacher, leave the kids alone
Hey, Teacher, leave the kids alone!
All in all, it’s just another brick in the wall
All in all, you’re just another brick in the wall.
We don’t need no thought control
No dark sarcasm in the classroom
Teachers, leave the kids alone
Hey, Teacher, leave the kids alone!
All in all, you’re just another brick in the wall
All in all, you’re just another brick in the wall
FOTO del concerto “Another Brick in The Wall” del 04.07.2011
Papà è volato attraverso l’oceano
Lasciando solo un ricordo
Un istantanea nell’album di famiglia
Papà, che altro mi hai lasciato?
Papà, che altro hai lasciato per me?
Dopo tutto era solo un mattone nel muro
Dopo tutto erano solo mattoni nel muro
I Giorni più Felici delle nostre Vite
Quando crescemmo e andammo a scuola
C’erano certi insegnanti che avrebbero
Fatto del male ai bambini in ogni modo
Riversando il loro scherno
Su qualunque cosa noi facessimo
E smascherando i nostri punti deboli
Per quanto accuratamente nascosta dai ragazzi
Ma in città era ben noto
Che una volta tornati a casa la sera, le loro grasse
E psicopatiche mogli li avrebbero picchiati
Fino a ridurre la loro vita a pezzettini
Non abbiamo bisogno di essere sorvegliati
né di oscuro sarcasmo in aula
Professore, lascia in pace i ragazzi
Hey, professore, lascia in pace i ragazzi!
Tutto sommato, è solo un altro mattone nel muro
Tutto sommato, siete solo un altro mattone nel muro.
non abbiamo bisogno di essere sorvegliati
né di oscuro sarcasmo in classe
Professori, lasciate in pace i ragazzi!
Ehi, professore, lascia in pace i ragazzi!
Tutto sommato, siete solo un altro mattone nel muro
Tutto sommato, siete solo un altro mattone nel muro
Avete ascoltato e letto il messaggio? Allora…
non abbiamo bisogno di EDUCAZIONE?
L’EDUCAZIONE è davvero una barriera alla LIBERTÁ?
Mah, non pensiamo si intenda questo, ma che ci si voglia riferire ad una ‘EDUCAZIONE SBAGLIATA”, nel senso di educazione come COSTRIZIONE :
– intollerante ad ogni possibile compromesso
– intollerante all’ascolto
– intollerante alla comprensione
– intollerante all’attesa
– intollerante alla pazienza
– intollerante alla gioia dell’errore come scoperta
– intollerante all’errore come conquista di autonomia
– intollerante… alla tolleranza.
COSÍ NO !!!! maestri, professori, giù le mani dai ragazzi!
Insegnante, tu dovresti portare i ragazzi alla scoperta del mondo, alla conciliazione col mondo, all’integrazione dell’individuo con l’umanità
e ci dovrebbe essere un modo, maestro, perchè tutte queste anime diverse dei tuoi alunni non debbano essere in conflitto fra loro, combattersi per imporsi
ci dovrebbe essere un modo per insegnare loro a costruire unendo le loro forze
Il mondo è di tutti?
La conoscenza che ci fa sempre più liberi e coscienti ci può guidare?
Allora possiamo iniziare:
TEACHER, giù le mani dai ragazzi, ogni violenza è muro!
Dobbiamo abbattere il muro anche nella scuola!
il muro sul palco è crollato, lo spettacolo è finito…
è stato bello, duro, forte, liberatorio,
carico di energia e di poesia
come deve essere ogni vita vissuta.
(due maestri)
Aggiornamento di Maria (20.04.18)
Sempre al Forum di Assago di Milano, nel 2018, una nuova esibizione di Roger Waters in una tappa dell’ Us+Them tour. Nella seconda serata, mercoledì 18 aprile 2018, ci sono anch’io!
Durante la presentazione di “The Wall”, Roger è al centro di una fila di ragazzi (di una scuola milanese), in tuta arancione da detenuti, con la scritta “Maggie’s Farm” sulla schiena, che mima il canto, per poi liberarsi di cappuccio e divisa e mostrare una t-shirt con la scritta “Resist”
Quindi resistiamo tutti in questa scuola, sempre alla ricerca di una migliore formazione, che porti alla libertà critica e responsabile per l’intera umanità.
GIOCO COME VOGLIO!
Pubblicato: 30 giugno 2010 da alicemate in IL TEMPO PER GIOCARETag:educazione, gioco, insegnanti, mensa, osservazioni, pedagogia, riflessioni, tempo pieno
IL GIOCO INDIVIDUALE PERDUTO
Pochi giorni fa, una giovane psicologa che ha concluso un periodo di tirocinio presso una struttura ospedaliera di Milano e ha avuto occasione di incontrare bambini in età di scuola primaria , mi raccontava con tristezza che i bambini non hanno più esperienza di gioco libero individuale perchè il loro tempo giornaliero è interamente occupato e organizzato.
Questa attività di gioco che un bambino “si inventa” è importante per ricreare esperienze, emozioni e grazie a questa contrastare e superare difficoltà incontrate oppure vivere con la fantasia sogni e desideri che la vità di ogni giorno non può soddisfare.
Queste sono esperienze importanti nella crescita di ognuno e penso che la maggior parte di noi abbia potuto sperimentarle durante l’ infanzia.
Concludendo:
– La nostra società moderna non lascia più il tempo per il gioco individuale ?
– Forse capita solo nelle grandi città?
– Forse solo a certi bambini che poi hanno più bisogno di un aiuto dello psicologo?
Questa non vuole essere una provocazione ma una riflessione a prestare attenzione ai bisogni dei bambini … per trovare spazi e tempi adeguati ai loro giochi liberi individuali o di gruppo.
Proprio ieri ho visto un angolo-gioco estivo allestito in un piccolo cortile privato: piscinetta con acqua al sole abbinata a casetta-gioco, il tutto gestito con gioia da due cuginetti di 8 e 9 anni: è stato una gioia vederli organizzare la loro “casa delle vacanze”.
Di spazi per il gioco se ne possono inventare tanti .. raccontatecene alcuni che conoscete e sapete che funzionano … in casa, all’aperto, a scuola, in montagna…
Le idee si possono copiare e i giochi moltiplicare!!!
ALLEVARE E SEDURRE
Pubblicato: 17 giugno 2010 da lameladiodessa in SCUOLA E PEDAGOGIA POPOLARETag:educazione, insegnanti, maestri, osservazioni, pedagogisti, riflessioni
Questo che segue è un breve capitolo di un libro del pedagogista Riccardo Massa: “CAMBIARE LA SCUOLA: educare o istruire?”.
Un concetto particolare quello della “cura” che ha un’importanza estremamente significativa in rapporto alla “modernità” delle relazioni scolastiche.
Buona lettura!
“Si dice che educazione derivi da educere e che questo termine significherebbe aiutare qualcuno a «tirare fuori» qualcosa già presente dentro di lui. Ma educazione deriva da educare, che vuoI dire nutrire, allevare. Educere significa letteralmente, prima di essere declinato nell’ ambito di una metafora di tipo maieutico, «portare via» e portare oltre. Fare oltrepassare qualcosa, Non si tratta di civetterie etimologiche ma di una densità concettuale che deve essere restituita al nostro pensiero. In italiano la parola educazione comprende entrambi questi significati, È in gioco una duplice matrice di senso. li concetto di educazione deve essere pensato rispetto a due ordini strutturali. Si tratterà di capire come si incrocino e si incastrino tra loro. Tali strutture d’ordine corrispondono, più che alle dimensioni dell’educare e dell’istruire, a quelle dell’allevare e del condurre. Gli psicoanalisti potrebbero dire che educare rientra nel codice materno mentre educere è sotto quello paterno. In ogni modo, è come suggerire che, per condurre via, bisogna prima accudire e nutrire; così come che, dopo essere stati accuditi e nutriti, occorra il venire portati via dal luogo della nutrizione e della cura.
Se si risale all’ antichità, Platone nella Repubblica usa due termini continuamente affiancati, trofè e paideia, che solitamente si traducono con «allevamento» e «educazione». Qui per educazione si intende la «formazione» umana, mentre il concetto di allevamento corrisponde alle pratiche dell’ educare. Spesso quel secondo termine è tradotto con la parola «cultura», nel senso di ciò che può rendere l’uomo capace di assumere la forma che gli deve essere propria. Ma si potrebbe anche usare «istruzione», intesa come l’in- sieme degli insegnamenti che rendono possibile l’accesso alla verità delle cose. Inoltre, al posto di «allevamento», si potrebbe tradurre «cura», nel senso degli accudimenti fisici e morali verso chi cresce. Si giunge pertanto all’insieme di cura e cultura. Il concetto di cura è importante per l’esperienza educativa. La cura sembra altra cosa, ed è infatti posta come istanza distinta, rispetto alla cultura. Anche se per coltivare un campo si deve avere cura di esso e per trasmettere cultura si deve coltivare – nel senso di averne cura -l’animo dei bambini. In tutti i modi, l’educazione, nel suo significato originario, è strettamente legata all’ esperienza della cura. Non si può istruire qualcuno senza averne cura. Non si può addestrare un animale senza nutrirlo e addomesticarlo. Se la potenza dell’ educazione è quella di far danzare gli orsi, come diceva Leibniz, anche a questo scopo occorre prima renderli docili. Un’archeologia del sapere pedagogico dovrebbe fare ancora i conti con la struttura del discorso platonico. Ma è lo stesso Platone a dire che per trasformare un bambino in guardiano utile alla città, prima di istruirlo, occorre condurlo in uno spazio diverso da quello dell’ allevamento e della cura.
Tra l’educare e l’instruere si pone l’educere, come valenza fondamentale presente nella duplice matrice di senso dell’idea di educazione e come condizione strutturale delle pratiche di formazione attraverso insegnamenti determinati. I significati originari sono dunque tre e sono quelli del prendersi cura, del portare via e dell’insegnare. Non che tra questi significati vi sia pacificazione e continuità, tutt’altro. Portare via significa anche rapire, strappare, separare, sedurre. Educere assomiglia molto a seducere, anche nel senso di sviare e portare fuori strada. Ma soprattutto, prima che condurre in un luogo appartato, può significare condurre all’ aperto. Il gesto educativo è il gesto di chi porta nella radura, la radura dell’essere di cui parla Heidegger. Jean-Jacques porta via Émile sin dal momento della nascita. Qui l’altrove dell’ educazione è il luogo stesso della nutrizione e della cura, in antitesi a quello negativo della famiglia di origine. L’educere si contrappone all’educare sussumendolo in sé. E Socrate, in quanto educatore, è molto più corruttore che maieuta. 0, per lo meno, è in quanto oggetto di amore da parte dei giovani, anziché sedotto da essi, che può fungere da ostetrico e formato re.