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Dal CONVEGNO Erickson a Rimini, 8 e 9 settembre 2017

Camillo Bortolato – Insegnerò al volo – Come cambio la scuola nella mia classe

La scuola che vorrei me la devo costruire nella mia aula, quella che troviamo ha “curricoli fatiscenti”, una didattica “a contagocce” invece di una “PIOGGIA” di conoscenza e troppe schede e verifiche, che rubano tempo alle esperienze di apprendimento.

Dalla presentazione del Convegno:
Nel panorama di continui cambiamenti istituzionali il metodo analogico rappresenta una via di salvezza perché si può trovare il sereno nella propria aula, anche se fuori è tempesta, discussioni e riunioni senza fine.

Vi metto le due paginette di appunti, se ingrandite bene forse riuscite a leggere! così risparmio tempo e vi metto invece i due video degli anatroccoli che il maestro Camillo ha fatto vedere come esempi naturali da cui imparare a gestire la classe!

Ah, fate attenzione all’esempio delle VERIFICHE nelle scuole con la METAFORA delle CAROTE

Se volete verificare se le carote stanno crescendo, le togliete dalla terra per controllarle?

Ci vogliono tempo e cure… alcune maturano più tardi e, se le lasciate stare, vi faranno anche un fiore bellissimo, a frattali!

Quindi, tutto arriva da solo, bisogna avere fede nei bambini, dare loro esempio ed esempi, poi lasciarli fare ed avere pazienza, saper aspettare.

 

E si possono superare le avversità!

“Bisogna dare ai bambini fede in sè stessi, i bambini sono forti, quelli che non capiscono la matematica non hanno intercettato la sua BANALITÁ” (C. Bortolato)

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Scritto e pubblicato da

Alicemate-maestra Maria Valenti

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paragrafo

Leggo e rifletto con voi: nell’infanzia, cioè fino all’ingresso della scuola primaria, generalmente diamo molto spazio alla fantasia, alla fiabe, al gioco per finta… poi ci si mantiene molto di più legati alla realtà, al pensiero razionale, la fantasia è solo un momento di svago o un impegno in cui attivarsi per inventare poesie, testi, pensieri… dove tutto va bene!

 

Invece no, ci insegna Maria Montessori!

Nell’infanzia disegno schemaè meglio stare legati alla vita reale, il gioco per finta è trasformato nelle sue scuole in attività di vita pratica, non si gioca alla mamma a pettinare o vestire la bambola, si impara a pettinare e vestire se stessi; non si fa finta di lavare, si lava quello che è utile pulire… Invece dall’età di 7 anni, nella fanciullezza, ecco che la fantasia e l’immaginazione diventano utili per raggiungere l’astrazione, per allontanarci dalla realtà e volare verso conoscenze diversamente esperibili, servono per imparare, servono all’apprendimento.

Volare nella storia, nella geografia, nelle scienze… ecco l’istruzione COSMICA!

 

Questo è una scoperta solo per me?

 

Metto le pagine che mi hanno fatto fare questa scoperta da “La pedagogia di Maria Montessori tra teoria e azione”, Clara Tornar

Immaginazione, fentasia, creatività pdf

preparato e pubblicato dall'ins Maria Valenti (Alicemate sul blog)

 

Tratto, con piccole modifiche di presentazione, da “La pedagogia di Maria Montessori tra teoria e azione” (Ricerche Sperimentali, sezione diretta Clara Torner)

Interessante vedere la differenza dei due grafici: ogni età della vita è importante e fondamentale allo stesso modo per lo sviluppo della persona, cambiano solo le modalità di approccio al mondo della conoscenza, ma la scuola non pare molto attrezzata per le prime fasi, infatti anche la preparazione richiesta ai docenti è in linea crescente con l’età dei loro  “educandi”…

ritomo della vita e ritmo della scuola

 

 

 

 

 

 

 

ritomo della vita e ritmo della scuola 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per leggere le pagine che descrivono i quattro “piani” dello sviluppo, vedi al link:

Montessori vita e scuola

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Scritto e pubblicato dall'ins Maria Valenti (Alicemate sul blog)

schema classi Giacomo

Premessa curiosa e significativa:

Scuola Easy o Hard?
Questo schema, pubblicato dal maestro Giacomo lo scorso novembre, mostra due diverse interazioni del gruppo classe, a seconda delle metodologie di insegnamento, da cui dipendono le rispettive relazioni insegnante/ragazzi e ragazzi/ragazzi.
Giacomo le presenta come:
Easy (facile) la prima: quella in cui l’insegnante conduce la tradizionale  lezione frontale e i ragazzi ascoltano passivamente in silenzio.

Hard (difficile) la seconda: la lezione non c’è più,  tutti gli studenti, con l’insegnante,  lavorano alla soluzione/ricerca/studio in gruppo per raggiungere attivamente gli apprendimenti… (è difficile! infatti nessuno o quasi si preoccupa di fare o provare a fare le cose hard…)

Io avevo commentato a Giacomo: – Com’è vero! ma con la LIM si mischiano le due situazioni… creando Easy/Hard alternate, perché l’insegnante quasi “raddoppia” (cioè fa lezione ma attraverso video, immagini, testi già preparati ed è così più libera di interagire, aiutare, curare relazioni,  gestire laboratori e gruppi…)

… ma Giacomo non pare più convinto dei benefici della LIM…

ma come? – rispondo incredula. –  per me è sempre un forte sussidio per cambiare e innovare l’insegnamento!

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Il giorno successivo ha inizio il corso “La scuola dei nativi digitali” a cui partecipiamo sia Giacomo che io.

Perchè mi sono iscritta? Perchè l’iniziativa vuole rispondere all’esigenza educativa di rivedere alcuni modelli didattici e comunicativi conseguentemente all’uso di nuovi strumenti tecnologici… proviamo a sentire!

– Nel primo dei quattro incontri in calendario la lezione è  Easy, lezione tradizionale: il docente spiega ai corsisti, che ascoltano e prendono appunti, spiega come sia cambiato il mondo della cultura, come sia modificata la circolazione dei saperi e come i bambini abbiano un diverso modo di apprendere, di leggere, scrivere, pensare… mentre la scuola è rimasta ferma, ferma nei secoli…

Dal dipinto di Laurentius de Voltolina 1350 c.a. : “Lezione all’Università di Bologna”

Lezione all'Università di Bologna Laurentius de Voltolina 1350 c.a.

Alcune puntualizzazioni storiche sull’evoluzione della cultura:

1- Sette secoli fa, come documentato dal dipinto, una lezione > letio > leggere, in cui appunto un insegnante legge un prezioso libro agli studenti che prendono appunti (quelli delle prime file!)

2- Con la stampa il libro diventa meno prezioso, il docente spiega il libro che tutti gli studenti posseggono

3- Ora la tecnologia riproduce non solo il libro ma riproduce il docente stesso che spiega attraverso video a disposizione di tutti in internet

– Anche qui, su questo spazio on line, possiamo infatti vedere, attraverso un video di Graziano Cecchinato, una lezione simile a quella del corso: è lunga ma la possiamo seguire quando vogliamo, facendo pause, rivedendola nelle parti che più ci servono… rispettando i nostri bisogni e interessi

Nel video il docente Graziano Cecchinato ci porta a scoprire che quello che serve alla scuola dei nativi digitali è un capovolgimento del METODO di insegnamento: bisogna cambiare, rendere la lezione attiva, partecipata, interattiva, insomma una lezione Hard. La lezione frontale, quella Easy, sarà demandata agli strumenti tecnologici, a casa.

A scuola si attiveranno lavori di gruppo con i compagni, con la guida e il supporto dell’insegnante: abbiamo la Flipped Classroom!

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Altri strumenti per “apprendere”a disposizione sul web:

– una presentazione dei contenuti, con testi, immagini, video… (“Prezi Edu”): cliccare QUI e lasciare caricare, poi sfogliare con le frecce e altre modalità da scoprire…

– un testo in pdf sempre sulla Flipped Classroom cliccare QUI per aprire e scaricare

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Concludendo:  io ascolto,  mi incuriosisco, condivido, approfondisco, provo anche a non assegnare compiti per le vacanze di Natale… ma su un punto no, non sono d’accordo: che la LIM sia già archeologia!!!

Altro punto da chiarire: quando la scuola Primaria è “a tempo pieno”,  dove i bambini restano a scuola la maggior parte del loro tempo giornaliero, in che modo, in che percentuale è possibile rovesciare, fare la Flipped Classroom? La parte di “lezioni” da assegnare per compito potrebbe essere, almeno in parte, ancora da svolgere in classe e magari usando la tecnologia scolastica… e la LIM? per i fortunati che ce l’hanno?

Giacomo e Maria

LA NOSTRA AULA … LA PIU’ BELLA STANZA DEL MONDO?

 Siamo in classe, i ragazzi guardano, ascoltano, chiedono, provano, sbagliano, riprovano, aiutano il compagno, provano insieme, vogliono farcela, alla fine qualcosa hanno costruito tutti e sono soddisfatti di aver preso parte alla lezione, di aver collaborato, di aver imparato qualcosa in più del giorno prima.

La scuola può anche essere attiva, portare soddisfazioni, essere piacevole, a volte anche divertente!

 Certo se si riesce a fare scuola in modo giocoso, creativo, coinvolgente, si riesce più facilmente ad attivare TUTTI, a promuovere cultura per TUTTI.

Ma è molto impegnativo attivare questi felici momenti di apprendimento per TUTTI, come è difficile la DEMOCRAZIA.

 Lavorare per tutti richiede tempi maggiori, a volte sembra anche di “perdere tempo”, di disperdere inutilmente energie, proprio come succede nelle gestioni democratiche, quando le decisioni le si vuole partecipate e condivise da tutti, quando si ascoltano i bisogni degli altri, attivando le energie di tutti e riconoscendo con onestà il lavoro di ciascuno.

Questa scuola che “tiene tutti” è difficile da attuare. Quella selettiva, che tiene solo i migliori, che non si impegna a cercare strade diverse, e chi non sa seguire la sua strada, l’unica e difficile strada per i capaci, resti pure fermo lì o rotoli giuuuuu…

 Questa riflessione è stata stimolata dalla lettura di un articolo riportato sulla rubrica della rivista di marzo/aprile 2012 “Scuola e formazione” dedicata al grande maestro Mario Lodi in occasione del suo 90° compleanno. (clicca QUI per vedere la rivista e aprire il pdf a fondo pagina)

 Mario Lodi ( 17/02/1922) è il maestro/scrittore che ci ha dato  “Cipì”, “Il paese sbagliato”, “Bandiera” e tanti altri libri per i bambini e per la scuola e che continua a lavorare affinchè la scuola sia una bella stanza per tutti quelli che la vivono.

 Sono quindi tornata a rivedere un’ intervista a Mario Lodi di Famiglia Cristiana del  2008LA CLASSE DEL MAESTRO” di cui riporto questi due quesiti

(per vedere tutta l’intervista clicca QUI)

 1) La scuola che deve fare?

… abbiamo un problema in più da fronteggiare, fatto di Tv e computer che scollano sempre più i bambini dalla vita reale per proiettarli in un eterno virtuale, insinuando in loro la convinzione che l’avere conti più dell’essere e del sapere».

Rende l’idea con un aneddoto: «Sono stato in una classe poco tempo fa, ho chiesto ai bambini cosa sognassero di fare, uno mi ha risposto ‘il miliardario’, ovviamente in euro, ‘così mi compro due belle ragazze e due macchine’. Gli altri ne hanno fatto subito un leader. Nel ‘mi compro’ c’è un’idea di mondo. Se vogliamo una speranza come scuola
dobbiamo inventarci un sistema per fermare questo mercato. Non so se l’idea che ho saprà farlo. Sperimentiamo, poi magari alla fine scopriremo che non vale, ma almeno proviamo».

2) Maestro unico? Tempo pieno?

Quando gli chiediamo che ne pensa del maestro unico di cui tanto si discute Lodi risponde che: «Non è fondamentale che siano uno o tanti, dipende tutto da come sono. Anche il tempo pieno l’abbiamo inventato noi, a Barbiana e a Vho di Piadena, ma non è un valore in sé, conta quel che ci metti dentro: se è un parcheggio non serve a niente».


Vengono in mente le parole di don Milani: «Gli amici mi chiedono come faccio a far scuola e come faccio ad averla piena. Insistono perché io scriva per loro un metodo, che io precisi per loro i programmi, le materie, la tecnica didattica. Sbagliano la domanda, non dovrebbero preoccuparsi di come bisogna fare per far scuola, ma solo di
come bisogna essere per fare scuola». Nessuno, né don Milani che non c’è più da tanto tempo, né Mario Lodi che a 86 anni ancora insegna delle cose, si è mai illuso che fosse facile tradurre in realtà gli ideali. Ma non sembra una buona ragione per non provare.

Che ci dicono quindi Mario Lodi e Il suo amico Don Milani, dove sta la differenza nel far di un’aula la più bella stanza del mondo?

– la differenza non è quello che fa un insegnante, ma come lo fa

– come lo fa non è il metodo che segue ma come si pone mentre insegna

– è il maestro che fa la differenza

– un gioco può diventare ostile

– una lezione frontale può essere felicemente giocosa…

– il tempo pieno può diventare un parcheggio

– il tempo breve una stazione di lancio…

Sono poi andata a leggere l’intervista a MARIO LODI di Repubblica, 16 febbraio 2012 a cui si collegava anche la rivista scolastica.

“Sognavo una scuola libera, ma oggi quell’utopia non c’è più”

A una scuola puramente trasmissiva, dispensatrice di saperi dall´alto, opponeva un insegnamento che contemplava la collaborazione al posto della competizione, il recupero invece della selezione, la ricezione critica piuttosto che l´ascolto passivo. «Volevamo rifondare la scuola democratica. L´aula rappresentava la società e a scuola si sperimentava la base del vivere civile. Il maestro doveva formare il cittadino responsabile».

E dopo oltre mezzo secolo, maestro Lodi, qual è il bilancio?

Lo sguardo azzurro si fa distante, come a difendersi da una realtà che non gli piace. «L´Italia è un disegno incompiuto. Non è nato il popolo che volevamo rieducare, così come non è nata la nuova scuola che avevamo in mente. Se mi volto indietro, se penso al nostro lavoro di quei decenni, mi sembra tutto vanificato. Oggi è prevalsa la scuola tradizionale, un modello competitivo che somministra nozioni e dà la linea». Non vogliamo teste piene, le vogliamo ben fatte: era lo slogan degli insegnanti democratici. Un´altra favola bella che se n´è andata.


E al maestro di oggi cosa suggerirebbe?

«Possedere un cuore, che è un motore potente. E poi attaccarsi al bambino, seguirlo con dedizione, riuscire a scrutarne i talenti nascosti. Senza mai dimenticare che il compito della scuola è trasformare un gregge passivo in un popolo di cittadini pensanti».

No, non si arrende Mario Lodi. Ma nel giorno del suo novantesimo compleanno, lui chiede per favore, fate silenzio. Guardate fuori dalla finestra, insieme al maestro, ma in silenzio.

E allora con il saggio Maestro restiamo un po’ in silenzio e riflettiamo… guardando con lui dalla finestra.

(Intervista a Mario Lodi sul suo nuovo libro “C’è speranza, se questo accade al Vho”. Drizzona (Cremona) 03/02/2011)

Link ad alcuni lavori pubblicati in internet,  fatti dai bambini della scuola primaria con i loro insegnanti :

“Nasce Cipì” narrata e illustrata dalle classi seconde  (tratto dala storia di “Cipì” di Mario Lodi)

La storia di “Cipì” di Mario Lodi raccontata dai bambini di una classe prima:

“LA STORIA DI CIPI’, UN UCCELLINO BIRICHINO”

La storia di” Cipì” raccontata e  illustrata in una classe seconda:

cip  cip… Cipì

Un altro lavoro su

La storia di Cipì

In attesa… ai lati del palco, un principio di muro: il tema del concerto

THE WALL  (IL MURO)

Alle ore 21.00 precise parte con forza lo spettacolo, con la forza potente di un bombardamento e trascina tutti noi in una inconsapevole, sgomenta e tragica avventura, come succede ai popoli allo scoppio di una GUERRA.

Il muro, simbolo di chiusura, di censura, di ignoranza, di paura,

pian piano si completa con l’aggiunta di mattoni giganti, bianchi e ingombranti.

Quanti sono questi mattoni che serviranno per una costruzione tanto alta da formare una prigione,

anche la SCUOLA  può contribuire a questa triste opera:

“Another Brick in The Wall”

VIDEO dal film di Alan Parker

Another Brick In The Wall  (Part I)
Daddy’s flown across the ocean
Leaving just a memory
A snapshot in the family album
Daddy what else did you leave for me
Daddy what d’ya leave behind for me
All in all it was just a brick in the wall
All in all it was just bricks in the wall

The Happiest Days of Our Lives

When we grew up and went to school
There were certain teachers who would
Hurt the children anyway they could
By pouring their derision
Upon anything we did
And exposing every weakness
However carefully hidden by the kids
But in the town it was well known
When they got home at night, their fat
And psychopathic wives would thrash them
Within inches of their lives

 Another Brick In The Wall  (Part 2)

We don’t need no education
We don’t need no thought control
No dark sarcasm in the classroom
Teacher, leave the kids alone
Hey, Teacher, leave the kids alone!
All in all, it’s just another brick in the wall
All in all, you’re just another brick in the wall.
We don’t need no education
We don’t need no thought control
No dark sarcasm in the classroom
Teachers, leave the kids alone
Hey, Teacher, leave the kids alone!
All in all, you’re just another brick in the wall
All in all, you’re just another brick in the wall

FOTO del concerto “Another Brick in The Wall” del 04.07.2011

Traduzione:
Un Altro Mattone Nel Muro   (Prima Parte)

Papà è volato attraverso l’oceano
Lasciando solo un ricordo
Un istantanea nell’album di famiglia
Papà, che altro mi hai lasciato?
Papà, che altro hai lasciato per me?
Dopo tutto era solo un mattone nel muro
Dopo tutto erano solo mattoni nel muro

I Giorni più Felici delle nostre Vite

Quando crescemmo e andammo a scuola
C’erano certi insegnanti che avrebbero
Fatto del male ai bambini in ogni modo
Riversando il loro scherno
Su qualunque cosa noi facessimo
E smascherando i nostri punti deboli
Per quanto accuratamente nascosta dai ragazzi
Ma in città era ben noto
Che una volta tornati a casa la sera, le loro grasse
E psicopatiche mogli li avrebbero picchiati
Fino a ridurre la loro vita a pezzettini

Un Altro Mattone Nel Muro   (Seconda Parte)
Non abbiamo bisogno di educazione
Non abbiamo bisogno di essere sorvegliati
né di oscuro sarcasmo in aula
Professore, lascia in pace i ragazzi
Hey, professore, lascia in pace i ragazzi!
Tutto sommato, è solo un altro mattone nel muro
Tutto sommato, siete solo un altro mattone nel muro.
Non abbiamo bisogno di educazione
non abbiamo bisogno di essere sorvegliati
né di oscuro sarcasmo in classe
Professori, lasciate in pace i ragazzi!
Ehi, professore, lascia in pace i ragazzi!
Tutto sommato, siete solo un altro mattone nel muro
Tutto sommato, siete solo un altro mattone nel muro

Avete ascoltato e letto il messaggio?    Allora…

non abbiamo bisogno di EDUCAZIONE?

L’EDUCAZIONE  è davvero una barriera alla LIBERTÁ?

Mah, non pensiamo si  intenda questo, ma che ci si voglia riferire ad una ‘EDUCAZIONE  SBAGLIATA”,  nel senso di educazione come COSTRIZIONE  :

– intollerante ad ogni possibile compromesso

– intollerante all’ascolto

– intollerante alla comprensione

– intollerante all’attesa

– intollerante alla pazienza

– intollerante alla gioia dell’errore come scoperta

– intollerante all’errore come conquista di autonomia

– intollerante…  alla tolleranza.

COSÍ NO !!!!     maestri, professori, giù le mani dai ragazzi!

Insegnante,  tu dovresti  portare i ragazzi alla  scoperta del mondo, alla conciliazione col mondo, all’integrazione dell’individuo con l’umanità

e ci dovrebbe essere un modo, maestro,  perchè tutte queste anime diverse dei tuoi alunni non debbano essere in conflitto fra loro, combattersi per imporsi

ci dovrebbe essere un modo per insegnare loro a costruire unendo le loro forze

Il mondo è di tutti?

La  conoscenza che ci fa sempre più liberi e coscienti ci può guidare?

Allora possiamo iniziare:

TEACHER, giù le mani dai ragazzi, ogni  violenza è muro!

Dobbiamo abbattere il muro anche nella scuola!

Guardate…

il muro  sul palco è crollato, lo spettacolo è finito…

è  stato bello, duro, forte,  liberatorio,

carico di energia e di poesia

come deve essere ogni vita  vissuta.

(due maestri)

Aggiornamento di Maria (20.04.18)

Sempre al Forum di Assago di Milano, nel 2018, una nuova esibizione di Roger Waters in una tappa dell’ Us+Them tour.  Nella seconda serata, mercoledì 18 aprile 2018, ci sono anch’io!

Durante la presentazione di  “The Wall”, Roger è al centro di una fila di ragazzi (di una scuola milanese), in tuta arancione da detenuti, con la scritta “Maggie’s Farm” sulla schiena, che mima il canto, per poi liberarsi di cappuccio e divisa e mostrare una t-shirt con la scritta “Resist”

Quindi resistiamo tutti in questa scuola, sempre alla ricerca di una migliore formazione, che porti alla libertà critica e responsabile per l’intera umanità.