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Dal prossimo settembre 2018 potremo avere il materiale anche per l’insegnamento di Italiano in classe terza con il Metodo Analogico di Camillo Bortolato (MAB): eccolo in anteprima sulle mie ginocchia, all’incontro per formatori di giugno, a Roma.

La protagonista della storia da leggere è una volpe misteriosa. Ora ci si fa grandi e si esce dai confini di casa, si ha voglia di esplorare, conoscere altri abitanti del mondo, il mistero si fa così familiare, le paure del mistero che prima ci intrigano e insospettiscono diventeranno parte di nuove conoscenze e forse anche nuove amicizie.

Dunque, ho letto, riletto, sottolineato e condivido con gioia alcune delle indicazioni che Camillo Bortolato mette nella piccola guida di Italiano in classe terza per insegnanti e genitori.
Sono quelle sul COMPORRE, come scrivere dei testi, la parte più creativa dell’uso della scrittura. Abbiamo anche lo scrivere bene, l’ortografia e la grammatica, che completano l’apprendimento della lingua italiana.

Vi  posto questa paginetta sul comporre perchè è stimolante anche solo leggere queste istruzioni per l’uso.

(cliccare sull'immagine per ingrandire e leggere)

E poi tutto il lavoro con le strisce per la correttezza ortografica, quelle per l’analisi grammaticale sulla mensola di cucina, lo studio dei verbi in ordine nell’armadio

Per capire meglio il materiale che si trova in questo cofanetto, che dovrebbe essere il materiale ad uso di ogni bambino, il loro libro di testo di italiano, guardare la presentazione sul sito Erickson, un’anteprima molto precisa, al link sotto:

https://www.erickson.it/Pagine/Italiano-in-terza-con-il-metodo-analogico.aspx

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Scritto e pubblicato da

Alicemate-maestra Maria Valenti

 

Il 13 febbraio scrivevo nel mio gruppo facebook: “Scuola primaria con innovazione”:

Arrivato il libro di Camillo e per me è suonata la campanella!
Ricordo anch’io il mio primo giorno di classe 1^: solo tanti tanti bambini e i pavimenti di legno che facevano tanto tanto rumore, con tutti quei bambini sopra. (Quantità “tanto” percepita con scarso piacere!)
Voi ricordate il vostro primo giorno di scuola?

 

 

Il 15 febbraio aggiungevo: Ho terminato la “Lettera a un bambino che ha paura della matematica” di Camillo Bortolato. Vi dico due cose all’indirizzo del bimbo di 6 anni, quello che andrà in classe 1^. Anzi ho fatto una sintesi montando un’immagine di un video, sempre del maestro Camillo.

(cliccare sulle immagini per ingrandire e leggere)

Poche ore dopo aggiungevo: e al bambino che andrà in classe 2^, la lettera del maestro Camillo parla delle operazioni in colonna o calcolo scritto, gli algoritmi. Cosa dice a questo bimbo di 7 anni? (ancora in un’ immagine):
“I bambini dunque si prenderanno la calcolatrice e faranno tutti i problemi della primaria, fregandosene dei programmi. Perchè dove c’è intelligenza non ci sono limiti alla comprensione.”

Quindi penso al Disfaproblemi con la calcolatrice e pubblico alcuni problemi per mostrare esempi e stimolare alla riflessione.
(cliccare sempre sulle immagini per ingrandire e far scorrere)

Ci sono stati diversi interventi di insegnanti che fanno capire che l’uso della calcolatrice alla scuola primaria è ancora un po’ lontano dall’essere praticato, nonostante le Indicazioni Nazionali ne consiglino l’utilizzo già dalle prime classi.

Quindi suggerisco:

Si possono fare gli stessi problemi (del Disfaproblemi) anche senza calcolatrice, usando il calcolo a mente, scrivendo i risultati parziali per non perderli, ma anche scrivendo le operazioni sul blocchetto o sul quaderno. Oppure farli insieme alla lavagna (chi avesse la LIM mette tutta l’immagine scansionata), si possono fare insieme e discutere le diverse proposte. Volendo potrebbe essere la sola insegnante ad utilizzare la calcolatrice, come esempio di possibile controllo.

Un altro problema rilevato è nella presenza sia dei suggerimenti della formichina che dei risultati per il controllo autonomo. Si dice che questi aiuti potrebbero favorire troppo, demotivando il ragionamento autonomo… quindi aggiungo:

La scuola è insegnamento innanzitutto, fatta di tanto lavoro con la guida, lo stimolo, con esempi, suggerimenti… Tutto questo, se si ha un buon strumento con cui esercitarsi, diventa anche un percorso autonomo. E ogni alunno è interessato a fare sempre meglio e fare senza utilizzare il suggerimento, e senza nemmeno guardare ai risultati. Quando l’apprendimento non è fatto di valutazione non si trasforma in cercare i risultati, ma nella soddisfazione di farcela! È un continuo mettersi alla prova per imparare. Chi non entra in questa ottica, pensa solo a fregare l’insegnante, a truccare, a falsare… anche questo cambio di finalità fa parte di un insegnamento attivo e creativo.

L’altezza delle 4 case: un problema che ha suscitato molto interesse perchè se non si presta attenzione fa sbagliare anche gli insegnanti, e proprio questo è stato da stimolo e riflessione su come sia efficace anche l’errore, il confronto e la discussione intorno ai lavori matematici.

In seguito ho pubblicato il problema Le tre strade di cui si conoscono le differenze di lunghezza, l’ho proposto prima trasformato in testo scritto, poi con l’immagine: è piaciuto e si è scoperto che si può utilizzare la procedura appresa del problema precedente, e che senza mettere i dati nel disegno è più facile sbagliare:

Bello anche l’utilizzo degli euro in moltissimi problemi e disfaproblemi di Bortolato. I bambini, già in 1^ e 2^ cominciano a vedere i decimali, a leggerli come si fa in casa ed è subito analogia anche l’uso della virgola… certo, pian piano diventerà più “matematico”, ma intanto si comincia.

Ecco due “bilance” per i bambini di 7 anni, per risolvere in modo intuitivo le proporzioni:

Concludo questa riflessione con lo sguardo alla montagna della conoscenza, questo è il modo più chiaro per ricordarci sempre come si apprende: sempre attraverso le cose che poi diventano parole e infine simboli, strumenti sempre più complessi ma efficaci e risolutivi, se si sanno utilizzare!

Scrivendo al nostro bambino, Camillo disegna infatti una montagna per presentare il calcolo scritto e una per i problemi:

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Bibliografia:

Lettera a un bambino che ha paura della matematica, Camillo Bortolato, Erickson

Disfaproblemi con la calcolatrice (99 esercizi per liberare l’intelligenza dei bambini), Camillo Bortolato, Erickson

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Scritto e pubblicato da

Alicemate-maestra Maria Valenti

Insegnare italiano in classe 3^, da dove partire?

Conoscere le Indicazioni Nazionali, in particolare:

  • Profilo dello studente
  • Traguardi competenze scuola primaria
  • Obiettivi di apprendimento al termine della classe terza della scuola primaria
  • Curare l’ambiente di apprendimento

    Particolare importanza assume la biblioteca scolastica, anche in una prospettiva multimediale, da intendersi come luogo privilegiato per la lettura e la scoperta di una pluralità di libri e di testi, che sostiene lo studio autonomo e l’apprendimento continuo; un luogo pubblico, fra scuola e territorio, che favorisce la partecipazione delle famiglie, agevola i percorsi di integrazione, crea ponti tra lingue, linguaggi, religioni e culture.

  • Conoscere i propri alunni, le loro esperienze, conoscenze e interessi/bisogni
  • Creare un ambiente di collaborazione/aiuto reciproco
  • lavorare, lavorare, lavorare…  in modo organizzato, stimolante e creativo

Tenere d’occhio una progettazione annuale

piano annuale italiano classe 3^

predisporre delle Unità di Apprendimento con scelta di metodologie e attività adeguate al proprio gruppo/bisogno

…..

  1. Per iniziare a predisporre delle attività che tengano conto delle esperienze dei bambini, partiamo dalle vacanze estive? Magari un piccolo ricordo dell’insegnante o di un compagno e si parte a scrivere alcuni pensieri su quello che vorremmo condividere con il gruppo. Un aiuto potrebbe essere l’esempio dei pensieri del disfalibro
  2. Tutti i fogli dei pensieri dei bambini consegnati e l’insegnante ne sceglie uno per qualche particolarità che è stata mostrata o a caso, lo visualizza alla LIM e si discute, corregge, modifica, in modo da entrare subito nel cuore del saper comunicare in modo corretto e anche bello! Tutti copiano in bella calligrafia il testo dalla lavagna. In seguito copieranno anche il proprio (valuta l’insegnante).
  3. Leggere un raccontino, potrebbe essere uno di quelli sul disfalibro delle vacanze, anche se non lo hanno utilizzato, prima la lettura da parte dell’insegnante che fa da modello, ripete un bambino e poi si danno i personaggi di carta (presenti nel libro o da costruire…) per “farli parlare”, alcuni bambini a turno lo possono fare.
  4. Su questo raccontino si può trascrivere una frase da analizzare come grammatica (la striscia della cucina per chi l’ha da appendere, o visualizzare alla LIM) e si potrebbe anche far costruire ad ogni bambino una striscia-cucina da tenere sul banco quando si lavora:
  5. scegliere un aspetto e trovarne altre caratteristiche: aggettivi, sinonimi, (es: giorno caldo, giorno afoso, fresco, lungo, noioso, faticoso, indimenticabile… Sinonimi di giorno: giornata, dì… )

Per ora mi fermo qui, quando si ha un programma annuale e una visione delle Indicazioni… si trovano attività e l’U.A. si costruisce da sè …

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Scritto e pubblicato da

Alicemate-maestra Maria Valenti


									

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paragrafo

Leggo e rifletto con voi: nell’infanzia, cioè fino all’ingresso della scuola primaria, generalmente diamo molto spazio alla fantasia, alla fiabe, al gioco per finta… poi ci si mantiene molto di più legati alla realtà, al pensiero razionale, la fantasia è solo un momento di svago o un impegno in cui attivarsi per inventare poesie, testi, pensieri… dove tutto va bene!

 

Invece no, ci insegna Maria Montessori!

Nell’infanzia disegno schemaè meglio stare legati alla vita reale, il gioco per finta è trasformato nelle sue scuole in attività di vita pratica, non si gioca alla mamma a pettinare o vestire la bambola, si impara a pettinare e vestire se stessi; non si fa finta di lavare, si lava quello che è utile pulire… Invece dall’età di 7 anni, nella fanciullezza, ecco che la fantasia e l’immaginazione diventano utili per raggiungere l’astrazione, per allontanarci dalla realtà e volare verso conoscenze diversamente esperibili, servono per imparare, servono all’apprendimento.

Volare nella storia, nella geografia, nelle scienze… ecco l’istruzione COSMICA!

 

Questo è una scoperta solo per me?

 

Metto le pagine che mi hanno fatto fare questa scoperta da “La pedagogia di Maria Montessori tra teoria e azione”, Clara Tornar

Immaginazione, fentasia, creatività pdf

preparato e pubblicato dall'ins Maria Valenti (Alicemate sul blog)

 

Tratto, con piccole modifiche di presentazione, da “La pedagogia di Maria Montessori tra teoria e azione” (Ricerche Sperimentali, sezione diretta Clara Torner)

Interessante vedere la differenza dei due grafici: ogni età della vita è importante e fondamentale allo stesso modo per lo sviluppo della persona, cambiano solo le modalità di approccio al mondo della conoscenza, ma la scuola non pare molto attrezzata per le prime fasi, infatti anche la preparazione richiesta ai docenti è in linea crescente con l’età dei loro  “educandi”…

ritomo della vita e ritmo della scuola

 

 

 

 

 

 

 

ritomo della vita e ritmo della scuola 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per leggere le pagine che descrivono i quattro “piani” dello sviluppo, vedi al link:

Montessori vita e scuola

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Scritto e pubblicato dall'ins Maria Valenti (Alicemate sul blog)

schema classi Giacomo

Premessa curiosa e significativa:

Scuola Easy o Hard?
Questo schema, pubblicato dal maestro Giacomo lo scorso novembre, mostra due diverse interazioni del gruppo classe, a seconda delle metodologie di insegnamento, da cui dipendono le rispettive relazioni insegnante/ragazzi e ragazzi/ragazzi.
Giacomo le presenta come:
Easy (facile) la prima: quella in cui l’insegnante conduce la tradizionale  lezione frontale e i ragazzi ascoltano passivamente in silenzio.

Hard (difficile) la seconda: la lezione non c’è più,  tutti gli studenti, con l’insegnante,  lavorano alla soluzione/ricerca/studio in gruppo per raggiungere attivamente gli apprendimenti… (è difficile! infatti nessuno o quasi si preoccupa di fare o provare a fare le cose hard…)

Io avevo commentato a Giacomo: – Com’è vero! ma con la LIM si mischiano le due situazioni… creando Easy/Hard alternate, perché l’insegnante quasi “raddoppia” (cioè fa lezione ma attraverso video, immagini, testi già preparati ed è così più libera di interagire, aiutare, curare relazioni,  gestire laboratori e gruppi…)

… ma Giacomo non pare più convinto dei benefici della LIM…

ma come? – rispondo incredula. –  per me è sempre un forte sussidio per cambiare e innovare l’insegnamento!

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Il giorno successivo ha inizio il corso “La scuola dei nativi digitali” a cui partecipiamo sia Giacomo che io.

Perchè mi sono iscritta? Perchè l’iniziativa vuole rispondere all’esigenza educativa di rivedere alcuni modelli didattici e comunicativi conseguentemente all’uso di nuovi strumenti tecnologici… proviamo a sentire!

– Nel primo dei quattro incontri in calendario la lezione è  Easy, lezione tradizionale: il docente spiega ai corsisti, che ascoltano e prendono appunti, spiega come sia cambiato il mondo della cultura, come sia modificata la circolazione dei saperi e come i bambini abbiano un diverso modo di apprendere, di leggere, scrivere, pensare… mentre la scuola è rimasta ferma, ferma nei secoli…

Dal dipinto di Laurentius de Voltolina 1350 c.a. : “Lezione all’Università di Bologna”

Lezione all'Università di Bologna Laurentius de Voltolina 1350 c.a.

Alcune puntualizzazioni storiche sull’evoluzione della cultura:

1- Sette secoli fa, come documentato dal dipinto, una lezione > letio > leggere, in cui appunto un insegnante legge un prezioso libro agli studenti che prendono appunti (quelli delle prime file!)

2- Con la stampa il libro diventa meno prezioso, il docente spiega il libro che tutti gli studenti posseggono

3- Ora la tecnologia riproduce non solo il libro ma riproduce il docente stesso che spiega attraverso video a disposizione di tutti in internet

– Anche qui, su questo spazio on line, possiamo infatti vedere, attraverso un video di Graziano Cecchinato, una lezione simile a quella del corso: è lunga ma la possiamo seguire quando vogliamo, facendo pause, rivedendola nelle parti che più ci servono… rispettando i nostri bisogni e interessi

Nel video il docente Graziano Cecchinato ci porta a scoprire che quello che serve alla scuola dei nativi digitali è un capovolgimento del METODO di insegnamento: bisogna cambiare, rendere la lezione attiva, partecipata, interattiva, insomma una lezione Hard. La lezione frontale, quella Easy, sarà demandata agli strumenti tecnologici, a casa.

A scuola si attiveranno lavori di gruppo con i compagni, con la guida e il supporto dell’insegnante: abbiamo la Flipped Classroom!

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Altri strumenti per “apprendere”a disposizione sul web:

– una presentazione dei contenuti, con testi, immagini, video… (“Prezi Edu”): cliccare QUI e lasciare caricare, poi sfogliare con le frecce e altre modalità da scoprire…

– un testo in pdf sempre sulla Flipped Classroom cliccare QUI per aprire e scaricare

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Concludendo:  io ascolto,  mi incuriosisco, condivido, approfondisco, provo anche a non assegnare compiti per le vacanze di Natale… ma su un punto no, non sono d’accordo: che la LIM sia già archeologia!!!

Altro punto da chiarire: quando la scuola Primaria è “a tempo pieno”,  dove i bambini restano a scuola la maggior parte del loro tempo giornaliero, in che modo, in che percentuale è possibile rovesciare, fare la Flipped Classroom? La parte di “lezioni” da assegnare per compito potrebbe essere, almeno in parte, ancora da svolgere in classe e magari usando la tecnologia scolastica… e la LIM? per i fortunati che ce l’hanno?

Giacomo e Maria

PREMESSA

mano sulla boccaAssaggiare cibi nuovi nella mensa di una scuola è un intento educativo di cui spesso insegnanti e  personale si devono occupare. Ognuno lo fa utilizzando metodologie varie, strategie  dettate dall’esperienza e dalla sensibilità personale… a volte funziona il metodo della convinzione, altre quello del ricatto, altre quello dell’intimidazione… spesso bisogna arrendersi a vedere le verdure tornare sul carrello senza che i bambini ne abbiano sentito neppure il sapore, l’odore, sicuramente il colore lo avranno visto ma non sempre registrato… senza parlare del nome che non è conosciuto e ricordato, trattando così tali cibi come estranei e temuti!

MOTIVAZIONE DIDATTICA

Durante le  due ore settimanali di assistenza mensa che mi sono toccate in questo anno scolastico 2012/2013 appena concluso, anch’io ho avuto  momenti di intervento a favore dell’educazione alimentare dei miei alunni di classe prima. Come mi sono comportata? Sono partita a settembre abbinando il programma di scienze alla consumazione del pasto in mensa:

Obiettivi

–  Comprende, in base alle spiegazioni dell’insegnante, l’ambiente naturale circostante ( frutta, foglie, alberi… )

–  Descrive, attraverso l’esplorazione dell’ambiente, semplici caratteristiche fisiche di oggetti, piante, animali e/o parti di esse

ATTIVITÀ IN CLASSE

Nel nostro caso siamo partiti alla scoperta della frutta con osservazioni laboratoriali  in classe e …  allargando poi la stessa metodologia  di esplorazione con i cinque sensi ad altri alimenti  (per vedere esperienza in classe prima clicca QUI).

RIUTILIZZO IN MENSA

La metodologia della scoperta scientifica attraverso i sensi è così diventata una strategia per convincere i miei “piccoli scienziati” a utilizzare i sensi per conoscere gli alimenti a loro “estranei”,  e pian piano capirne le qualità e goderne i sapori.

e Daniel Pennac che c’entra?

Leggendo il suo libro “Storia di un corpo”,  sentite cosa scrive in una pagina di diario:

Insegno a Grégoire (nipotino di quasi sei anni)  a mangiare ciò che detesta. Nella fattispecie, l’indivia stufata che Bruno (padre di Grégoire)  si ostina a servirgli per “educargli il gusto”.  Ho quindi abituato Grégoire a interrogare pazientemente il gusto dell’ indivia stufata. In altri termini ad interessarsi a quella porcheria… per poterla mandar giù. Mangiarla assaporando veramente, cercando veramente di capire il gusto che ha. Vedrai, è interessante sapere perchè qualcosa non ci piace. … Pronti via?  Andiamo! Si comincia con un bocconcino piccolo piccolo, seguito da una minuziosa descrizione del sapore, nel caso specifico l’amaro che tanto ripugna alla maggior parte dei bambini. … Poi un secondo boccone, un po’ più consistente, per verificare la fondatezza della descrizione, e così di seguito (senza mai arrivare al grosso boccone con cui, pensando di abbreviare il supplizio, si provoca l’urto di vomito). Grégoire è venuto a capo del suo piatto con una soddisfazione tutta intellettuale. Sostiene che l’indivia ha il sapore di un chiodo arrugginito. Vada per il chiodo arrugginito, purchè il bambino mangi senza fiatare l’indivia anche continuando a trovarla schifosa.

Un sapore di chiodo arrugginito…

CONCLUSIONE

Quindi anche Pennac ci dà lo spunto di utilizzare i sensi, il gusto nello specifico, per fare “educazione alimentare”.

Noi insegnanti non dovremo per forza esigere la consumazione di una porzione eccessiva di tale incontro con le “indivie” di turno, è sufficiente che si facciano due o tre assaggi, e non meravigliatevi se a volte succede che i bambini trovino di loro gradimento l’alimento rifiutato  e ne richiedano un nuovo  assaggio!!!

CERTO CI VUOLE UN PO’ DI               pazienzamkio

LA NOSTRA AULA … LA PIU’ BELLA STANZA DEL MONDO?

 Siamo in classe, i ragazzi guardano, ascoltano, chiedono, provano, sbagliano, riprovano, aiutano il compagno, provano insieme, vogliono farcela, alla fine qualcosa hanno costruito tutti e sono soddisfatti di aver preso parte alla lezione, di aver collaborato, di aver imparato qualcosa in più del giorno prima.

La scuola può anche essere attiva, portare soddisfazioni, essere piacevole, a volte anche divertente!

 Certo se si riesce a fare scuola in modo giocoso, creativo, coinvolgente, si riesce più facilmente ad attivare TUTTI, a promuovere cultura per TUTTI.

Ma è molto impegnativo attivare questi felici momenti di apprendimento per TUTTI, come è difficile la DEMOCRAZIA.

 Lavorare per tutti richiede tempi maggiori, a volte sembra anche di “perdere tempo”, di disperdere inutilmente energie, proprio come succede nelle gestioni democratiche, quando le decisioni le si vuole partecipate e condivise da tutti, quando si ascoltano i bisogni degli altri, attivando le energie di tutti e riconoscendo con onestà il lavoro di ciascuno.

Questa scuola che “tiene tutti” è difficile da attuare. Quella selettiva, che tiene solo i migliori, che non si impegna a cercare strade diverse, e chi non sa seguire la sua strada, l’unica e difficile strada per i capaci, resti pure fermo lì o rotoli giuuuuu…

 Questa riflessione è stata stimolata dalla lettura di un articolo riportato sulla rubrica della rivista di marzo/aprile 2012 “Scuola e formazione” dedicata al grande maestro Mario Lodi in occasione del suo 90° compleanno. (clicca QUI per vedere la rivista e aprire il pdf a fondo pagina)

 Mario Lodi ( 17/02/1922) è il maestro/scrittore che ci ha dato  “Cipì”, “Il paese sbagliato”, “Bandiera” e tanti altri libri per i bambini e per la scuola e che continua a lavorare affinchè la scuola sia una bella stanza per tutti quelli che la vivono.

 Sono quindi tornata a rivedere un’ intervista a Mario Lodi di Famiglia Cristiana del  2008LA CLASSE DEL MAESTRO” di cui riporto questi due quesiti

(per vedere tutta l’intervista clicca QUI)

 1) La scuola che deve fare?

… abbiamo un problema in più da fronteggiare, fatto di Tv e computer che scollano sempre più i bambini dalla vita reale per proiettarli in un eterno virtuale, insinuando in loro la convinzione che l’avere conti più dell’essere e del sapere».

Rende l’idea con un aneddoto: «Sono stato in una classe poco tempo fa, ho chiesto ai bambini cosa sognassero di fare, uno mi ha risposto ‘il miliardario’, ovviamente in euro, ‘così mi compro due belle ragazze e due macchine’. Gli altri ne hanno fatto subito un leader. Nel ‘mi compro’ c’è un’idea di mondo. Se vogliamo una speranza come scuola
dobbiamo inventarci un sistema per fermare questo mercato. Non so se l’idea che ho saprà farlo. Sperimentiamo, poi magari alla fine scopriremo che non vale, ma almeno proviamo».

2) Maestro unico? Tempo pieno?

Quando gli chiediamo che ne pensa del maestro unico di cui tanto si discute Lodi risponde che: «Non è fondamentale che siano uno o tanti, dipende tutto da come sono. Anche il tempo pieno l’abbiamo inventato noi, a Barbiana e a Vho di Piadena, ma non è un valore in sé, conta quel che ci metti dentro: se è un parcheggio non serve a niente».


Vengono in mente le parole di don Milani: «Gli amici mi chiedono come faccio a far scuola e come faccio ad averla piena. Insistono perché io scriva per loro un metodo, che io precisi per loro i programmi, le materie, la tecnica didattica. Sbagliano la domanda, non dovrebbero preoccuparsi di come bisogna fare per far scuola, ma solo di
come bisogna essere per fare scuola». Nessuno, né don Milani che non c’è più da tanto tempo, né Mario Lodi che a 86 anni ancora insegna delle cose, si è mai illuso che fosse facile tradurre in realtà gli ideali. Ma non sembra una buona ragione per non provare.

Che ci dicono quindi Mario Lodi e Il suo amico Don Milani, dove sta la differenza nel far di un’aula la più bella stanza del mondo?

– la differenza non è quello che fa un insegnante, ma come lo fa

– come lo fa non è il metodo che segue ma come si pone mentre insegna

– è il maestro che fa la differenza

– un gioco può diventare ostile

– una lezione frontale può essere felicemente giocosa…

– il tempo pieno può diventare un parcheggio

– il tempo breve una stazione di lancio…

Sono poi andata a leggere l’intervista a MARIO LODI di Repubblica, 16 febbraio 2012 a cui si collegava anche la rivista scolastica.

“Sognavo una scuola libera, ma oggi quell’utopia non c’è più”

A una scuola puramente trasmissiva, dispensatrice di saperi dall´alto, opponeva un insegnamento che contemplava la collaborazione al posto della competizione, il recupero invece della selezione, la ricezione critica piuttosto che l´ascolto passivo. «Volevamo rifondare la scuola democratica. L´aula rappresentava la società e a scuola si sperimentava la base del vivere civile. Il maestro doveva formare il cittadino responsabile».

E dopo oltre mezzo secolo, maestro Lodi, qual è il bilancio?

Lo sguardo azzurro si fa distante, come a difendersi da una realtà che non gli piace. «L´Italia è un disegno incompiuto. Non è nato il popolo che volevamo rieducare, così come non è nata la nuova scuola che avevamo in mente. Se mi volto indietro, se penso al nostro lavoro di quei decenni, mi sembra tutto vanificato. Oggi è prevalsa la scuola tradizionale, un modello competitivo che somministra nozioni e dà la linea». Non vogliamo teste piene, le vogliamo ben fatte: era lo slogan degli insegnanti democratici. Un´altra favola bella che se n´è andata.


E al maestro di oggi cosa suggerirebbe?

«Possedere un cuore, che è un motore potente. E poi attaccarsi al bambino, seguirlo con dedizione, riuscire a scrutarne i talenti nascosti. Senza mai dimenticare che il compito della scuola è trasformare un gregge passivo in un popolo di cittadini pensanti».

No, non si arrende Mario Lodi. Ma nel giorno del suo novantesimo compleanno, lui chiede per favore, fate silenzio. Guardate fuori dalla finestra, insieme al maestro, ma in silenzio.

E allora con il saggio Maestro restiamo un po’ in silenzio e riflettiamo… guardando con lui dalla finestra.

(Intervista a Mario Lodi sul suo nuovo libro “C’è speranza, se questo accade al Vho”. Drizzona (Cremona) 03/02/2011)

Link ad alcuni lavori pubblicati in internet,  fatti dai bambini della scuola primaria con i loro insegnanti :

“Nasce Cipì” narrata e illustrata dalle classi seconde  (tratto dala storia di “Cipì” di Mario Lodi)

La storia di “Cipì” di Mario Lodi raccontata dai bambini di una classe prima:

“LA STORIA DI CIPI’, UN UCCELLINO BIRICHINO”

La storia di” Cipì” raccontata e  illustrata in una classe seconda:

cip  cip… Cipì

Un altro lavoro su

La storia di Cipì

In attesa… ai lati del palco, un principio di muro: il tema del concerto

THE WALL  (IL MURO)

Alle ore 21.00 precise parte con forza lo spettacolo, con la forza potente di un bombardamento e trascina tutti noi in una inconsapevole, sgomenta e tragica avventura, come succede ai popoli allo scoppio di una GUERRA.

Il muro, simbolo di chiusura, di censura, di ignoranza, di paura,

pian piano si completa con l’aggiunta di mattoni giganti, bianchi e ingombranti.

Quanti sono questi mattoni che serviranno per una costruzione tanto alta da formare una prigione,

anche la SCUOLA  può contribuire a questa triste opera:

“Another Brick in The Wall”

VIDEO dal film di Alan Parker

Another Brick In The Wall  (Part I)
Daddy’s flown across the ocean
Leaving just a memory
A snapshot in the family album
Daddy what else did you leave for me
Daddy what d’ya leave behind for me
All in all it was just a brick in the wall
All in all it was just bricks in the wall

The Happiest Days of Our Lives

When we grew up and went to school
There were certain teachers who would
Hurt the children anyway they could
By pouring their derision
Upon anything we did
And exposing every weakness
However carefully hidden by the kids
But in the town it was well known
When they got home at night, their fat
And psychopathic wives would thrash them
Within inches of their lives

 Another Brick In The Wall  (Part 2)

We don’t need no education
We don’t need no thought control
No dark sarcasm in the classroom
Teacher, leave the kids alone
Hey, Teacher, leave the kids alone!
All in all, it’s just another brick in the wall
All in all, you’re just another brick in the wall.
We don’t need no education
We don’t need no thought control
No dark sarcasm in the classroom
Teachers, leave the kids alone
Hey, Teacher, leave the kids alone!
All in all, you’re just another brick in the wall
All in all, you’re just another brick in the wall

FOTO del concerto “Another Brick in The Wall” del 04.07.2011

Traduzione:
Un Altro Mattone Nel Muro   (Prima Parte)

Papà è volato attraverso l’oceano
Lasciando solo un ricordo
Un istantanea nell’album di famiglia
Papà, che altro mi hai lasciato?
Papà, che altro hai lasciato per me?
Dopo tutto era solo un mattone nel muro
Dopo tutto erano solo mattoni nel muro

I Giorni più Felici delle nostre Vite

Quando crescemmo e andammo a scuola
C’erano certi insegnanti che avrebbero
Fatto del male ai bambini in ogni modo
Riversando il loro scherno
Su qualunque cosa noi facessimo
E smascherando i nostri punti deboli
Per quanto accuratamente nascosta dai ragazzi
Ma in città era ben noto
Che una volta tornati a casa la sera, le loro grasse
E psicopatiche mogli li avrebbero picchiati
Fino a ridurre la loro vita a pezzettini

Un Altro Mattone Nel Muro   (Seconda Parte)
Non abbiamo bisogno di educazione
Non abbiamo bisogno di essere sorvegliati
né di oscuro sarcasmo in aula
Professore, lascia in pace i ragazzi
Hey, professore, lascia in pace i ragazzi!
Tutto sommato, è solo un altro mattone nel muro
Tutto sommato, siete solo un altro mattone nel muro.
Non abbiamo bisogno di educazione
non abbiamo bisogno di essere sorvegliati
né di oscuro sarcasmo in classe
Professori, lasciate in pace i ragazzi!
Ehi, professore, lascia in pace i ragazzi!
Tutto sommato, siete solo un altro mattone nel muro
Tutto sommato, siete solo un altro mattone nel muro

Avete ascoltato e letto il messaggio?    Allora…

non abbiamo bisogno di EDUCAZIONE?

L’EDUCAZIONE  è davvero una barriera alla LIBERTÁ?

Mah, non pensiamo si  intenda questo, ma che ci si voglia riferire ad una ‘EDUCAZIONE  SBAGLIATA”,  nel senso di educazione come COSTRIZIONE  :

– intollerante ad ogni possibile compromesso

– intollerante all’ascolto

– intollerante alla comprensione

– intollerante all’attesa

– intollerante alla pazienza

– intollerante alla gioia dell’errore come scoperta

– intollerante all’errore come conquista di autonomia

– intollerante…  alla tolleranza.

COSÍ NO !!!!     maestri, professori, giù le mani dai ragazzi!

Insegnante,  tu dovresti  portare i ragazzi alla  scoperta del mondo, alla conciliazione col mondo, all’integrazione dell’individuo con l’umanità

e ci dovrebbe essere un modo, maestro,  perchè tutte queste anime diverse dei tuoi alunni non debbano essere in conflitto fra loro, combattersi per imporsi

ci dovrebbe essere un modo per insegnare loro a costruire unendo le loro forze

Il mondo è di tutti?

La  conoscenza che ci fa sempre più liberi e coscienti ci può guidare?

Allora possiamo iniziare:

TEACHER, giù le mani dai ragazzi, ogni  violenza è muro!

Dobbiamo abbattere il muro anche nella scuola!

Guardate…

il muro  sul palco è crollato, lo spettacolo è finito…

è  stato bello, duro, forte,  liberatorio,

carico di energia e di poesia

come deve essere ogni vita  vissuta.

(due maestri)

Aggiornamento di Maria (20.04.18)

Sempre al Forum di Assago di Milano, nel 2018, una nuova esibizione di Roger Waters in una tappa dell’ Us+Them tour.  Nella seconda serata, mercoledì 18 aprile 2018, ci sono anch’io!

Durante la presentazione di  “The Wall”, Roger è al centro di una fila di ragazzi (di una scuola milanese), in tuta arancione da detenuti, con la scritta “Maggie’s Farm” sulla schiena, che mima il canto, per poi liberarsi di cappuccio e divisa e mostrare una t-shirt con la scritta “Resist”

Quindi resistiamo tutti in questa scuola, sempre alla ricerca di una migliore formazione, che porti alla libertà critica e responsabile per l’intera umanità.