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Il 17 maggio sono tornata da un giretto toscano, stimolato dalla voglia di ritrovare i luoghi di vita di un grande uomo e grande maestro: Lorenzo Milani. certo: don Lorenzo Milani, perchè se non fosse diventato prete non avrebbe mai potuto fare quel che ha fatto. Ho pubblicato questi post sul gruppo  facebook, li raccolgo qui come continuazione dell’articolo precedente (QUI) e come sistemazione e recupero di riflessioni. Non ho capito  quale interesse abbiano avuto fra i colleghi.

(cliccare sulle immagini per ingrandirle e far scorrere la galleria)

21 maggio 2018

La settimana scorsa sono stata a conoscere la Scuola di Barbiana, dove è stato maestro don Lorenzo Milani. Ho trovato diverse scolaresche in visita, accompagnate e superpreparate dai loro insegnanti.
Dopo aver percorso il Sentiero della Costituzione nel bosco, ecco la casa/scuola/chiesa animata dai ragazzi di una Primaria!
Chi di voi è stato a Barbiana? impressioni?

Commenti al post:

L.B. :  Ioooooo, ci sono stata due anni fa! Un posto che vale la pena di vedere!

io: io mi sto ingozzando di lui, lo trovo un innovatore esemplare, ancora oggi. Vedere i ragazzi in quel luogo come erano a loro agio, bello!

L.B. : Concordo Maria…Per me è stata una grande emozione visitare quei luoghi… Gli ambienti, gli spazi, l’officina, la piscina…e anche il piccolo cimitero.

io: Ah, una curiosità: ho raggiunto Barbiana per il bosco e sotto la pioggia come dovette fare al suo primo arrivo a Barbiana don Lorenzo nel 1954. Pian piano condividerò la mia esperienza, qui e sui miei blog

24 maggio

La mia visita a Barbiana la condivido, perchè il maestro a Barbiana diceva:
“Poi insegnando ho imparato tante cose. Per esempio ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne insieme è la politica, sortirne da soli è l’avarizia”
(Cartelli da leggere e due foto esterne della “scuola in canonica”)

20 maggio

I VERBI con buoni strumenti operativi:
– la tabella con i cartellini di don Lorenzo Milani (utilizzata nella sua scuola per i poveri più di 50 anni fa)
– l’armadio di Camillo Bortolato in CD per la LIM delle nostre scuole
Indicatene altri che vi sembrano interessanti!


26 maggio

Insegnare a nuotare ai ragazzi di Barbiana con un istruttore di lingua inglese: ma è il CLIL !
Però, una metodologia didattica innovativa… a Barbiana negli anni 60

1 giugno

Partire a far scuola con un partito preso (copiando un esempio di successo) è uno sbaglio, perchè uno limita il proprio orizzonte, occorre invece avere occhi ben aperti a tutto, per aggiustare la mira, costruire se stesso e la propria attività “su misura” delle necessità del luogo e del momento.
(modificato, da Lettera a don Giovanni in La parola fa uguali)

 

2 giugno

Festa della Repubblica – 2 giugno 1946 –
Ed. alla convivenza civile (cartelli come in classe)

7 giugno

La scuola sta per finire e spesso un canto, un ballo, uno spettacolo chiudono l’anno scolastico. La musica quindi protagonista di eventi. Mi piacerebbe fosse protagonista anche nell’insegnamento. Ho scritto un articolo mettendo in parallelo un’ esperienza di più di 50 anni fa e una di due anni fa. L’innovazione si supporta di tecnologia! Che ne dite? Avete esperienze simili, condividetele con noi!

Musica alla scuola di Barbiana, e di Traona (Pubblicato il 7 giugno 2018 su alicemate)

12 giugno

L’innovazione è FARE, anche nel mettere al posto giusto le parti delle frasi (analisi grammaticale), prendendo una parola alla volta. Con don Milani una tabella e i cartellini, come con la tabella dei verbi; con Bortolato la tecnologia è decisamente in aiuto: immagini colorate, stampate e interattive in un CD-ROM, da utilizzare alla LIM come esempio o al pc singolarmente

12 giugno

Metodo pratico per studiare i verbi”: a scuola con don Milani

Per capire meglio come si utilizzavano tabelloni e striscette per imparare la grammatica (verbi, parole o pezzi di frase), un articolo con testimonianza diretta della prof Adele Corradi che è stata a Barbiana con don Milani.

 

13 giugno

Al tempo di don Milani non c’era nessun insegnamento di L2 alla primaria, ora abbiamo l’inglese e pure la possibilità di ascoltare le lingue di compagni che arrivano da altri paesi con L1 albanese, rumeno, russo, arabo…
Mi ha colpito quello che diceva il maestro don Milani nel 1963 in una conferenza rivolta ai genitori per l’apertura di un doposcuola (vi metto il testo) che non era altro che il metodo da lui utilizzato per far apprendere le lingue: l’ascolto dai dischi, l’ascolto dal vivo di ragazzi stranieri invitati alla scuola durante l’estate e per i più grandi (dai 14-15 anni) i soggiorni all’estero. Se non è innovazione questa! Io resto senza parole.
Vorrei sentire chi insegna L2 che ne dice

Circa due mesi fa avevo pubblicato i lavori di gruppo dei miei ragazzi di 5^ sullo studio tanto atteso dell’apparato riproduttore. Non mi pare abbia avuto invece molto interesse fra gli iscritti del gruppo. Siccome siamo in modalità di innovazione pare che dovrebbe essere un apparato che richiede attenzione.
Per avvalorare questa mia convinzione mi faccio aiutare ancora da quanto disse ai genitori don Milani.
Aggiungo che la prof. di scienze delle medie, che avrebbe ricevuto i miei ragazzi, mi aveva detto di non spiegare quell’apparato, nemmeno lei lo avrebbe fatto in 1^ media, ma lo avrebbe lasciato a degli esperti che in 3^ media si occupano ormai regolarmente di questo argomento “delicato”.
Siete come la prof o come don Milani?

15 giugno

Dallo schermo costruito dai ragazzi di don Milani del 1960, alle nostre LIM da utilizzare per tutte le discipline, ma anche la LIM resta anche un bellissimo schermo per vedere film e immagini, come per i ragazzi di Barbiana.

Schermo per proiezioni (foto scuola di Barbiana di don Milani)

Lavori alla LIM nella scuola di Traona (a.s. 2016-17)

17 giugno

Educazione arte e immagine a Barbiana… Lorenzo Milani era anche pittore, ma ecco per i suoi ragazzi un lavoro artistico con una soluzione curiosa. Chi di voi ha lavorato sui vetri?

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Le date che trovate nell’articolo sono quelle della pubblicazione dei post nel mio gruppo facebook “Scuola primaria con innovazione” e sono link attivi.

Scritto e pubblicato da

Alicemate-maestra Maria Valenti

Dal CONVEGNO Erickson a Rimini, 8 e 9 settembre 2017

Camillo Bortolato – Insegnerò al volo – Come cambio la scuola nella mia classe

La scuola che vorrei me la devo costruire nella mia aula, quella che troviamo ha “curricoli fatiscenti”, una didattica “a contagocce” invece di una “PIOGGIA” di conoscenza e troppe schede e verifiche, che rubano tempo alle esperienze di apprendimento.

Dalla presentazione del Convegno:
Nel panorama di continui cambiamenti istituzionali il metodo analogico rappresenta una via di salvezza perché si può trovare il sereno nella propria aula, anche se fuori è tempesta, discussioni e riunioni senza fine.

Vi metto le due paginette di appunti, se ingrandite bene forse riuscite a leggere! così risparmio tempo e vi metto invece i due video degli anatroccoli che il maestro Camillo ha fatto vedere come esempi naturali da cui imparare a gestire la classe!

Ah, fate attenzione all’esempio delle VERIFICHE nelle scuole con la METAFORA delle CAROTE

Se volete verificare se le carote stanno crescendo, le togliete dalla terra per controllarle?

Ci vogliono tempo e cure… alcune maturano più tardi e, se le lasciate stare, vi faranno anche un fiore bellissimo, a frattali!

Quindi, tutto arriva da solo, bisogna avere fede nei bambini, dare loro esempio ed esempi, poi lasciarli fare ed avere pazienza, saper aspettare.

 

E si possono superare le avversità!

“Bisogna dare ai bambini fede in sè stessi, i bambini sono forti, quelli che non capiscono la matematica non hanno intercettato la sua BANALITÁ” (C. Bortolato)

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Scritto e pubblicato da

Alicemate-maestra Maria Valenti

La scuola che vorrei, dice ai più di 1500 insegnanti, il maestro Camillo Bortolato al 3° Convegno

Insegnerò al volo

Come cambio la scuola nella mia classe

Palacongressi di Rimini, 8 e 9 settembre 2017

la scuola che vorrei è LA SCUOLA DEL FUTURO, almeno quella del futuro di chi vuole guardare ai bisogni nuovi e non irrigidirsi a faticare per cose inutili.

La nostra scuola sarà ricordata come quella dove si facevano cose difficilissime come la divisione con due cifre al divisore…. ma nessuno ne avrà più alcun bisogno.

Alcune foto delle slide proiettate (ero sempre in ritardo sigh), sono disegni del maestro Camillo, che ci presentano la scuola del futuro: sono un po’ spiazzanti e divertenti, ma fanno capire come muoversi per innovare. Eccco le STRISCE di storia, geografia e matematica

Storia al volo con la striscia “perchè ti voglio bene”e su questa ci può stare qualsiasi domanda e risposta, tutto qui!

Vi metto anche il video che ci racconta, attraverso i suoi delicati disegni, come un insegnante può fare scuola nella sua classe: o innovando e sorvolando le vecchie città o restando ancorato a questo vecchiume.

“Ogni insegnante si trova a decidere tra un percorso di fatiche inutili e l’uso degli strumenti del metodo analogico. La Linea del 20 e la calcolatrice cambieranno i curriculi lasciando spazio ad attività più complesse e degne delle capacità dei bambini.” (Pubblicato il 17 nov 2016)

 

Le schede invece? sono per soffrire, sono comode ma non fanno bene! Non sono utili, con loro fermi il programma, crei materiale da correggere, è come intervenire sulle ferite, sono infinite… le strisce SONO UNA SOLA!

Le strisce servono per comprendere, sono confermative, danno stimolo ad apprendere in modo autonomo… arrangiati, sali questo gradino che ce la fai! 

Al prossimo articolo proviamo a vedere come lavorare sull’autonomia…  nella “SCUOLA CHE VORREI”di Bortolato.

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Scritto e pubblicato da

Alicemate-maestra Maria Valenti

a-livignoimg_2490Grazie all’impegno dell’Istituto comprensivo di Livigno, nelle vesti del suo Dirigente e del gruppo di colleghi della scuola Primaria con la guida dell’insegnante referente, il metodo analogico di Camillo Bortolato ha passato la dogana e raggiunto la zona franca tra le alte cime innevate delle Alpi.

La richiesta di formazione, fatta alla casa editrice Erickon, si è realizzata attraverso un corso diviso in due giornate, tenuto dall’ins. formaztrice presente in provincia, Maria Valenti, che con il carico di libri (e di esperienza) si è recata a Livigno per rispondere alle richieste formative dei colleghi.

Una lodimg_2391e va a queste insegnanti di Livigno che, dopo le mattinate in classe e il viaggio per raggiungere Livigno dalle loro case,  hanno aggiunto le ore di formazione.

 

Qualche curiosità intorno alla realizzazione di un corso di formazione in una scuola sopra a 1800 metri di altitudine.

Preparativi per raggiungere Livigno:

Il viaggio:

Passeggiata salutare al mattino:

Un grazie a tutti e buon lavoro “analogico” con  un coraggioso e frizzante volo!

quadro-preziDa questo post è stato tratto un breve articolo per “il Valtellinese” un giornale on line locale:
http://www.ilvaltellinese.it/2017/03/16/il-metodo-analogico-di-camillo-bortolato-approda-a-livigno/

preparato e pubblicato dall'ins Maria Valenti (Alicemate sul blog)

Per vedere la presentazione dell’Unità di Apprendimento progettata su ipotetica classe e anno ancora da venire durante il corso di aggiornamento “Scuola dei nativi digitali”

pagina presentazione

cliccare QUI e aspettare che si carichi bene la pagina di presentazione su “Prezi” dove navigare

(indicazioni per l'uso di Prezi)

– cliccando sul quadro parte  la musica, utilizzare le frecce in basso per andare sia avanti che indietro

– potete avvicinare, ingrandire, spostare gli oggetti … (a destra l’icona per tornare sempre alla home della presentazione)

– quando appare il quadro nero del video dovete farlo partire, e procedere poi ancora con le frecce in basso per scorrere le immagini successive che riprendono e rileggono il video secondo il vostro bisogno

– attenzione all’ultima slide che presenta dei link: digitando su questi troverete pagine di giochi, da qui tornerete alla presentazione chiudendo la pagina gioco

– al termine freccia di navigazione per tornare qui.

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Informazioni, approfondimenti e riflessioni sul percorso fatto si trovano nei due post precedenti:

“Scuola dei nativi digitali”

“Condividere per innovare”

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Momenti di attività del gruppo:

1) creazione di un ambiente di condivisione on line su googlegroups, il nostro “donchisciotte….”

2) aggiornamento on line sui lavori in classe e condivisione di riflessioni e progettazioni personali da casa (con la possibile super visione del docente).

Alcuni documenti condivisi dal gruppo nei pdf:

Gruppo nativi digitali

Obiettivi Italiano da IN

U.A. – La potenza delle parolecorso-(La scuola dei nativi digitali)

Giochi di parole

Autori e libri citati:

testi utili di Aldo Palazzeschi, Fosco Maraini, Toti Scialoja, Roberto Piumini, Balzaretti, Molesini, Koch, Tanzi

R.V. Merletti “Leggere ad alta voce”

Ersilia Zamponi “I draghi locopei”

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Considerazioni personali

L’esperienza è stata da stimolo ad aggiornamenti e utilizzo di nuove pratiche didattiche per innovare la scuola, a favore dei nostri alunni nati in un mondo”digitalizzato”.

I tempi in presenza avrebbero potuto essere sfruttati meglio per permettere agli insegnanti frequentanti  di  mettersi maggiormente in gioco sulle metodologie cooperative, indispensabili ad attuare la scuola  presentata.

Ringraziamenti

Il gruppo ringrazia il collega Giacomo per la disponibilità e le competenze nella didattica innovativa e nell’utilizzo delle nuove tecnologie.

Si ringraziano i Docenti del corso e gli Enti che hanno promosso questo aggiornamento per rispondere all’esigenza educativa di rivedere alcuni modelli didattici e comunicativi conseguentemente all’uso di nuovi strumenti tecnologici:

La Fondazione Gruppo Credito Valtellinese e l’Ufficio Scolastico Provinciale.

 

Pubblicazione curata dagli ins. Giacomo Mottarella e Maria Valenti

LA NOSTRA AULA … LA PIU’ BELLA STANZA DEL MONDO?

 Siamo in classe, i ragazzi guardano, ascoltano, chiedono, provano, sbagliano, riprovano, aiutano il compagno, provano insieme, vogliono farcela, alla fine qualcosa hanno costruito tutti e sono soddisfatti di aver preso parte alla lezione, di aver collaborato, di aver imparato qualcosa in più del giorno prima.

La scuola può anche essere attiva, portare soddisfazioni, essere piacevole, a volte anche divertente!

 Certo se si riesce a fare scuola in modo giocoso, creativo, coinvolgente, si riesce più facilmente ad attivare TUTTI, a promuovere cultura per TUTTI.

Ma è molto impegnativo attivare questi felici momenti di apprendimento per TUTTI, come è difficile la DEMOCRAZIA.

 Lavorare per tutti richiede tempi maggiori, a volte sembra anche di “perdere tempo”, di disperdere inutilmente energie, proprio come succede nelle gestioni democratiche, quando le decisioni le si vuole partecipate e condivise da tutti, quando si ascoltano i bisogni degli altri, attivando le energie di tutti e riconoscendo con onestà il lavoro di ciascuno.

Questa scuola che “tiene tutti” è difficile da attuare. Quella selettiva, che tiene solo i migliori, che non si impegna a cercare strade diverse, e chi non sa seguire la sua strada, l’unica e difficile strada per i capaci, resti pure fermo lì o rotoli giuuuuu…

 Questa riflessione è stata stimolata dalla lettura di un articolo riportato sulla rubrica della rivista di marzo/aprile 2012 “Scuola e formazione” dedicata al grande maestro Mario Lodi in occasione del suo 90° compleanno. (clicca QUI per vedere la rivista e aprire il pdf a fondo pagina)

 Mario Lodi ( 17/02/1922) è il maestro/scrittore che ci ha dato  “Cipì”, “Il paese sbagliato”, “Bandiera” e tanti altri libri per i bambini e per la scuola e che continua a lavorare affinchè la scuola sia una bella stanza per tutti quelli che la vivono.

 Sono quindi tornata a rivedere un’ intervista a Mario Lodi di Famiglia Cristiana del  2008LA CLASSE DEL MAESTRO” di cui riporto questi due quesiti

(per vedere tutta l’intervista clicca QUI)

 1) La scuola che deve fare?

… abbiamo un problema in più da fronteggiare, fatto di Tv e computer che scollano sempre più i bambini dalla vita reale per proiettarli in un eterno virtuale, insinuando in loro la convinzione che l’avere conti più dell’essere e del sapere».

Rende l’idea con un aneddoto: «Sono stato in una classe poco tempo fa, ho chiesto ai bambini cosa sognassero di fare, uno mi ha risposto ‘il miliardario’, ovviamente in euro, ‘così mi compro due belle ragazze e due macchine’. Gli altri ne hanno fatto subito un leader. Nel ‘mi compro’ c’è un’idea di mondo. Se vogliamo una speranza come scuola
dobbiamo inventarci un sistema per fermare questo mercato. Non so se l’idea che ho saprà farlo. Sperimentiamo, poi magari alla fine scopriremo che non vale, ma almeno proviamo».

2) Maestro unico? Tempo pieno?

Quando gli chiediamo che ne pensa del maestro unico di cui tanto si discute Lodi risponde che: «Non è fondamentale che siano uno o tanti, dipende tutto da come sono. Anche il tempo pieno l’abbiamo inventato noi, a Barbiana e a Vho di Piadena, ma non è un valore in sé, conta quel che ci metti dentro: se è un parcheggio non serve a niente».


Vengono in mente le parole di don Milani: «Gli amici mi chiedono come faccio a far scuola e come faccio ad averla piena. Insistono perché io scriva per loro un metodo, che io precisi per loro i programmi, le materie, la tecnica didattica. Sbagliano la domanda, non dovrebbero preoccuparsi di come bisogna fare per far scuola, ma solo di
come bisogna essere per fare scuola». Nessuno, né don Milani che non c’è più da tanto tempo, né Mario Lodi che a 86 anni ancora insegna delle cose, si è mai illuso che fosse facile tradurre in realtà gli ideali. Ma non sembra una buona ragione per non provare.

Che ci dicono quindi Mario Lodi e Il suo amico Don Milani, dove sta la differenza nel far di un’aula la più bella stanza del mondo?

– la differenza non è quello che fa un insegnante, ma come lo fa

– come lo fa non è il metodo che segue ma come si pone mentre insegna

– è il maestro che fa la differenza

– un gioco può diventare ostile

– una lezione frontale può essere felicemente giocosa…

– il tempo pieno può diventare un parcheggio

– il tempo breve una stazione di lancio…

Sono poi andata a leggere l’intervista a MARIO LODI di Repubblica, 16 febbraio 2012 a cui si collegava anche la rivista scolastica.

“Sognavo una scuola libera, ma oggi quell’utopia non c’è più”

A una scuola puramente trasmissiva, dispensatrice di saperi dall´alto, opponeva un insegnamento che contemplava la collaborazione al posto della competizione, il recupero invece della selezione, la ricezione critica piuttosto che l´ascolto passivo. «Volevamo rifondare la scuola democratica. L´aula rappresentava la società e a scuola si sperimentava la base del vivere civile. Il maestro doveva formare il cittadino responsabile».

E dopo oltre mezzo secolo, maestro Lodi, qual è il bilancio?

Lo sguardo azzurro si fa distante, come a difendersi da una realtà che non gli piace. «L´Italia è un disegno incompiuto. Non è nato il popolo che volevamo rieducare, così come non è nata la nuova scuola che avevamo in mente. Se mi volto indietro, se penso al nostro lavoro di quei decenni, mi sembra tutto vanificato. Oggi è prevalsa la scuola tradizionale, un modello competitivo che somministra nozioni e dà la linea». Non vogliamo teste piene, le vogliamo ben fatte: era lo slogan degli insegnanti democratici. Un´altra favola bella che se n´è andata.


E al maestro di oggi cosa suggerirebbe?

«Possedere un cuore, che è un motore potente. E poi attaccarsi al bambino, seguirlo con dedizione, riuscire a scrutarne i talenti nascosti. Senza mai dimenticare che il compito della scuola è trasformare un gregge passivo in un popolo di cittadini pensanti».

No, non si arrende Mario Lodi. Ma nel giorno del suo novantesimo compleanno, lui chiede per favore, fate silenzio. Guardate fuori dalla finestra, insieme al maestro, ma in silenzio.

E allora con il saggio Maestro restiamo un po’ in silenzio e riflettiamo… guardando con lui dalla finestra.

(Intervista a Mario Lodi sul suo nuovo libro “C’è speranza, se questo accade al Vho”. Drizzona (Cremona) 03/02/2011)

Link ad alcuni lavori pubblicati in internet,  fatti dai bambini della scuola primaria con i loro insegnanti :

“Nasce Cipì” narrata e illustrata dalle classi seconde  (tratto dala storia di “Cipì” di Mario Lodi)

La storia di “Cipì” di Mario Lodi raccontata dai bambini di una classe prima:

“LA STORIA DI CIPI’, UN UCCELLINO BIRICHINO”

La storia di” Cipì” raccontata e  illustrata in una classe seconda:

cip  cip… Cipì

Un altro lavoro su

La storia di Cipì

BUONE “VACANZE”

Pubblicato: 1 luglio 2010 da alicemate in TEMPO LIBERO
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SALUTI  E ….. BUONE VACANZE  A  TUTTI  !!

Durante le nostre meritate “ferie” continueremo a riflettere sulla nostra rosea situazione di insegnanti e … a lei  Dirigente … una felice vacanza!!

Ricordiamo alcuni concetti  esposti  sul blog.

Sicuramente cose realizzabili, concretamente e facilmente… con l’aggiunta di alcune foto il contenuto  diventa ….  più comprensibile!!

ECCO IL MESSAGGIO SU CUI RIFLETTERE…

“ ….il cambiamento sperato atteso invocatoe solo teorizzato può passare solo dai docenti che parlano di scuola agita, che la condividono con altri docenti, che si appassionano e…

….si lasciano condurre da questi nuovi alunni che invocano il cambiamento di quelle pratiche didattiche che non passano nei loro cuori e nelle loro anime….

…ci deve essere la riflessione umile sul proprio operato, la ricerca di un’altra strada, l’ottimismo rispetto al fatto che deve esserci una strada per arrivare anche a lui, a quello che non si attiva, tutto questo nel rispetto della propria serenità di vita di insegnante in un momento come questo .

la scuola sta diventando a livello educativo l’ultimo baluardo di valori che sono riconosciuti solo nelle intenzioni, mentre i media stanno facendo un lavoro che noi non riusciamo a contrastare con sufficiente spirito critico…

😉   A  RISENTIRCI !!! 😉

Questo che segue è un breve capitolo di un libro  del pedagogista Riccardo Massa: “CAMBIARE LA SCUOLA: educare o istruire?”.

Un concetto particolare quello della “cura” che ha un’importanza estremamente significativa in rapporto alla “modernità” delle relazioni scolastiche.

Buona lettura!

“Si dice che educazione derivi da educere e che questo termine significherebbe aiutare qualcuno a «tirare fuori» qualcosa già pre­sente dentro di lui. Ma educazione deriva da educare, che vuoI di­re nutrire, allevare. Educere significa letteralmente, prima di esse­re declinato nell’ ambito di una metafora di tipo maieutico, «por­tare via» e portare oltre. Fare oltrepassare qualcosa, Non si tratta di civetterie etimologiche ma di una densità concettuale che deve essere restituita al nostro pensiero. In italiano la parola educazio­ne comprende entrambi questi significati, È in gioco una duplice matrice di senso. li concetto di educazione deve essere pensato ri­spetto a due ordini strutturali. Si tratterà di capire come si incro­cino e si incastrino tra loro. Tali strutture d’ordine corrispondono, più che alle dimensioni dell’educare e dell’istruire, a quelle del­l’allevare e del condurre. Gli psicoanalisti potrebbero dire che educare rientra nel codice materno mentre educere è sotto quello paterno. In ogni modo, è come suggerire che, per condurre via, bi­sogna prima accudire e nutrire; così come che, dopo essere stati accuditi e nutriti, occorra il venire portati via dal luogo della nu­trizione e della cura.

Se si risale all’ antichità, Platone nella Repubblica usa due ter­mini continuamente affiancati, trofè e paideia, che solitamente si traducono con «allevamento» e «educazione». Qui per educazio­ne si intende la «formazione» umana, mentre il concetto di alleva­mento corrisponde alle pratiche dell’ educare. Spesso quel secondo termine è tradotto con la parola «cultura», nel senso di ciò che può rendere l’uomo capace di assumere la forma che gli deve essere propria. Ma si potrebbe anche usare «istruzione», intesa come l’in- sieme degli insegnamenti che rendono possibile l’accesso alla ve­rità delle cose. Inoltre, al posto di «allevamento», si potrebbe tra­durre «cura», nel senso degli accudimenti fisici e morali verso chi cresce. Si giunge pertanto all’insieme di cura e cultura. Il concet­to di cura è importante per l’esperienza educativa. La cura sembra altra cosa, ed è infatti posta come istanza distinta, rispetto alla cul­tura. Anche se per coltivare un campo si deve avere cura di esso e per trasmettere cultura si deve coltivare – nel senso di averne cu­ra -l’animo dei bambini. In tutti i modi, l’educazione, nel suo si­gnificato originario, è strettamente legata all’ esperienza della cura. Non si può istruire qualcuno senza averne cura. Non si può adde­strare un animale senza nutrirlo e addomesticarlo. Se la potenza dell’ educazione è quella di far danzare gli orsi, come diceva Leib­niz, anche a questo scopo occorre prima renderli docili. Un’ar­cheologia del sapere pedagogico dovrebbe fare ancora i conti con la struttura del discorso platonico. Ma è lo stesso Platone a dire che per trasformare un bambino in guardiano utile alla città, pri­ma di istruirlo, occorre condurlo in uno spazio diverso da quello dell’ allevamento e della cura.

Tra l’educare e l’instruere si pone l’educere, come valenza fon­damentale presente nella duplice matrice di senso dell’idea di edu­cazione e come condizione strutturale delle pratiche di formazio­ne attraverso insegnamenti determinati. I significati originari sono dunque tre e sono quelli del prendersi cura, del portare via e del­l’insegnare. Non che tra questi significati vi sia pacificazione e con­tinuità, tutt’altro. Portare via significa anche rapire, strappare, se­parare, sedurre. Educere assomiglia molto a seducere, anche nel senso di sviare e portare fuori strada. Ma soprattutto, prima che condurre in un luogo appartato, può significare condurre all’ a­perto. Il gesto educativo è il gesto di chi porta nella radura, la radura dell’essere di cui parla Heidegger. Jean-Jacques porta via Émile sin dal momento della nascita. Qui l’altrove dell’ educazio­ne è il luogo stesso della nutrizione e della cura, in antitesi a quel­lo negativo della famiglia di origine. L’educere si contrappone all’educare sussumendolo in sé. E Socrate, in quanto educatore, è molto più corruttore che maieuta. 0, per lo meno, è in quanto og­getto di amore da parte dei giovani, anziché sedotto da essi, che può fungere da ostetrico e formato re.