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Sezione Inglese

Pubblicato: 17 Maggio 2014 da lameladiodessa in Senza categoria

Spazio in via di allestimento

MENSA…CHI CI SMENA?

Pubblicato: 21 giugno 2010 da lameladiodessa in SPAZIO MENSA
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Cos’è la mensa per i bambini? E’ tortura? E’ non poter mangiare quello che si vuole? E’ solo “alzare la voce”? E’ sentirsi ogni giorno obbligati a pranzare con persone antipatiche? Oppure è un’altra occasione per imparare a stare insieme? Un’occasione per imparare a mangiare con forchetta e coltello? Un’occasione per imparare ad assaggiare tutto (se va male sputo…)?

Cos’è la mensa per i docenti? E’ fatica? E’ una costrizione? E’ svilimento della propria professione? Oppure è un’occasione per mettere in pratica, ad esempio, i progetti asl per una corretta alimentazione? Un’occasione per PRATICARE BUONE PRATICHE d’insegnamento e di relazione? Un’occasione per inventare…?

Questo che segue è un breve capitolo di un libro  del pedagogista Riccardo Massa: “CAMBIARE LA SCUOLA: educare o istruire?”.

Un concetto particolare quello della “cura” che ha un’importanza estremamente significativa in rapporto alla “modernità” delle relazioni scolastiche.

Buona lettura!

“Si dice che educazione derivi da educere e che questo termine significherebbe aiutare qualcuno a «tirare fuori» qualcosa già pre­sente dentro di lui. Ma educazione deriva da educare, che vuoI di­re nutrire, allevare. Educere significa letteralmente, prima di esse­re declinato nell’ ambito di una metafora di tipo maieutico, «por­tare via» e portare oltre. Fare oltrepassare qualcosa, Non si tratta di civetterie etimologiche ma di una densità concettuale che deve essere restituita al nostro pensiero. In italiano la parola educazio­ne comprende entrambi questi significati, È in gioco una duplice matrice di senso. li concetto di educazione deve essere pensato ri­spetto a due ordini strutturali. Si tratterà di capire come si incro­cino e si incastrino tra loro. Tali strutture d’ordine corrispondono, più che alle dimensioni dell’educare e dell’istruire, a quelle del­l’allevare e del condurre. Gli psicoanalisti potrebbero dire che educare rientra nel codice materno mentre educere è sotto quello paterno. In ogni modo, è come suggerire che, per condurre via, bi­sogna prima accudire e nutrire; così come che, dopo essere stati accuditi e nutriti, occorra il venire portati via dal luogo della nu­trizione e della cura.

Se si risale all’ antichità, Platone nella Repubblica usa due ter­mini continuamente affiancati, trofè e paideia, che solitamente si traducono con «allevamento» e «educazione». Qui per educazio­ne si intende la «formazione» umana, mentre il concetto di alleva­mento corrisponde alle pratiche dell’ educare. Spesso quel secondo termine è tradotto con la parola «cultura», nel senso di ciò che può rendere l’uomo capace di assumere la forma che gli deve essere propria. Ma si potrebbe anche usare «istruzione», intesa come l’in- sieme degli insegnamenti che rendono possibile l’accesso alla ve­rità delle cose. Inoltre, al posto di «allevamento», si potrebbe tra­durre «cura», nel senso degli accudimenti fisici e morali verso chi cresce. Si giunge pertanto all’insieme di cura e cultura. Il concet­to di cura è importante per l’esperienza educativa. La cura sembra altra cosa, ed è infatti posta come istanza distinta, rispetto alla cul­tura. Anche se per coltivare un campo si deve avere cura di esso e per trasmettere cultura si deve coltivare – nel senso di averne cu­ra -l’animo dei bambini. In tutti i modi, l’educazione, nel suo si­gnificato originario, è strettamente legata all’ esperienza della cura. Non si può istruire qualcuno senza averne cura. Non si può adde­strare un animale senza nutrirlo e addomesticarlo. Se la potenza dell’ educazione è quella di far danzare gli orsi, come diceva Leib­niz, anche a questo scopo occorre prima renderli docili. Un’ar­cheologia del sapere pedagogico dovrebbe fare ancora i conti con la struttura del discorso platonico. Ma è lo stesso Platone a dire che per trasformare un bambino in guardiano utile alla città, pri­ma di istruirlo, occorre condurlo in uno spazio diverso da quello dell’ allevamento e della cura.

Tra l’educare e l’instruere si pone l’educere, come valenza fon­damentale presente nella duplice matrice di senso dell’idea di edu­cazione e come condizione strutturale delle pratiche di formazio­ne attraverso insegnamenti determinati. I significati originari sono dunque tre e sono quelli del prendersi cura, del portare via e del­l’insegnare. Non che tra questi significati vi sia pacificazione e con­tinuità, tutt’altro. Portare via significa anche rapire, strappare, se­parare, sedurre. Educere assomiglia molto a seducere, anche nel senso di sviare e portare fuori strada. Ma soprattutto, prima che condurre in un luogo appartato, può significare condurre all’ a­perto. Il gesto educativo è il gesto di chi porta nella radura, la radura dell’essere di cui parla Heidegger. Jean-Jacques porta via Émile sin dal momento della nascita. Qui l’altrove dell’ educazio­ne è il luogo stesso della nutrizione e della cura, in antitesi a quel­lo negativo della famiglia di origine. L’educere si contrappone all’educare sussumendolo in sé. E Socrate, in quanto educatore, è molto più corruttore che maieuta. 0, per lo meno, è in quanto og­getto di amore da parte dei giovani, anziché sedotto da essi, che può fungere da ostetrico e formato re.

Francesco De Bartolomeis
Rinnovare il sistema formativo

Il testo è l’elaborazione ulteriore di un saggio già compreso negli atti del 2° Convegno Cesp sul Tempo Pieno.

Il tempo pieno per ricerche e per sviluppi di rapporti interpersonali

La centralità della ricerca a scuola, nei laboratori, in strutture fuori della scuola portano necessariamente al tempo pieno. Non un tempo pieno che si configuri come prolungamento al pomeriggio dello strazio del mattino, cioè spiegazioni frontali, immobilità al posto di ascolto, assenza di rapporti e di comunicazione tra gli allievi, nessuna traccia di lavoro su problemi con i mezzi della ricerca.
È difendibile soltanto un tempo pieno come modello di rinnovamento che collochi il sistema formativo nella città che educa. Un modello da generalizzare che ha necessità di espandersi all’esterno per incontrare con modalità collaborative, con piani e strumenti di ricerca istituzioni, beni culturali e ambientali, servizi.
Sul tempo pieno si doveva fare un deciso passo avanti e invece al suo posto un surrogato che si fonda su una opzionalità illegittima. Le condizioni che rendono possibili un nuovo modello formativo portano a una inevitabile conclusione: il tempo pieno deve essere obbligatorio. All’estensione temporale si lega l’estensione spaziale delle attività: non solo aule e laboratori, ma luoghi esterni di varia natura per sviluppare ricerche sul campo.
Lo stare a scuola e svolgere attività di apprendimento sono cose diverse, e nella maggioranza dei casi la seconda manca. L’apprendere sicuramente richiede tra l’altro un tempo più lungo di quello dedicato alla sciagurata diade spiegazione-interrogazione che rimanda a casa l’apprendimento inevitabilmente di tipo tradizionale. Un tempo più lungo per fare ricerche, discutere, lavorare in gruppo, adoperare strumenti tecnologici, dedicarsi ad attività produttive, uscire dalla scuola per raggiungere realtà esterne da conoscere, documentare ecc. Per stabilire la durata del tempo scolastico occorrono idee chiare sulle cose da fare e su come farle. Risulta che il tempo pieno è necessario per l’apprendere e il produrre.
Il tempo pieno non è un limitato problema di organizzazione didattica; è una scelta sociale con strumenti capaci di agire, tra l’altro, sugli svantaggi e dare un senso nuovo al proseguimento degli studi e all’approdo professionale. Non meno centrale, per il decondizionamento precoce, è la cura del periodo 0-6 anni.
Il tempo pieno che usi mezzi e competenze per dare alla funzione formativa funzione sociale fa mutare la condizione culturale di persone svantaggiate, influisce su come vivono il presente e sulle loro prospettive per il futuro. Non basta una nuova didattica. È decisiva una nuova collocazione del sistema formativo nella organizzazione sociale e politica.
Alcune ragioni a sostegno di un tempo pieno come modello di una istituzione formativa nuova:

  • Il tempo pieno prima di essere una particolare invenzione didattica, frutto della pedagogia progressista, è nella vita di un allievo ordinario. Voglio dire: se a scuola non c’è il tempo pieno, sommando quello che l’allievo fa a scuola e quello che è costretto a fare a casa (i compiti) ne risulta un impegno orario che supera il tempo pieno. Quello che non si fa a scuola con la necessaria assistenza dell’insegnante (le varie attività di apprendimento) si fa a casa, di solito senza un aiuto, con interferenza grave a danno di altri interessi e di altre attività. Il tempo a casa viene invaso con contraddizioni e disagi. Proprio il tempo pieno può liberare tempo a favore di interessi e di attività che non riguardano la scuola e sono essenziali anche ai fini dello sviluppo culturale. In assenza di tempo pieno, acquistano un ruolo pesante i compiti a casa. Ma quanti studenti trovano a casa genitori disponibili e capaci di aiutarli e di controllarli?
  • Ristrutturazione del curricolo e conseguente distribuzione delle attività secondo tempi e successioni non artificiosi. Se si pratica la ricerca, se si entra in rapporto con realtà esterne, tempi e successione delle attività non possono essere scandite in base a una fissa unità oraria.
  • Necessità di combattere la tecnica del differire che nega alla scuola la funzione di luogo dove si apprendono conoscenze e abilità, ossia bisogna saldare insegnamento, apprendimento e valutazione. Quattro i collegamenti necessari del tempo pieno: ricerca, laboratori, espansione su realtà esterne, nuove tecnologie. Sono condizioni dell’apprendimento.
  • La specializzazione degli insegnanti già a livello di scuola dell’infanzia e di scuola primaria rafforza la diversificazione. La specializzazione di competenze e di attività professionali in ambito formativo favorisce anche la mobilità professionale, la possibilità di assumere compiti diversi dall’insegnamento all’interno del sistema formativo.
  • La tipologia e la qualità delle attività di tempo libero hanno una forte influenza nel caratterizzare i modi di vita. L’assenza del tempo pieno o il suo basso livello qualitativo è motivo di inquinamento del tempo libero, perché fa interferire con effetti di disturbo attività legate alla scuola con altre attività non meno necessarie. Quindi diversificazione educativa fuori della scuola e indipendente dalla scuola.
  • Non è un sovrappiù il rapporto con la bellezza. Quella che si incontra non solo nei musei ma anche nella vita ordinaria, nell’ambiente. Bellezza naturale, semplice, economica. La bellezza e la poesia nel senso più generale.
  • Particolare attenzione per quella che si chiamava cultura materiale, ma che ora si presenta, con fondata ambizione, come sociologia delle civiltà complesse. Le civiltà sono sempre complesse, e perciò per quanto l’attenzione sia localistica è inevitabile fare uscire la ricerca dai limiti del sistema considerato perché è collegato a sistemi progressivamente più ampi.
    Se si attivano ricerche, anche nei piccoli centri si incontrano importanti fatti storici che tolgono il piccolo dall’isolamento e lo collegano alla storia senza aggettivi. Una pieve, un castello, le abitazioni, le strade di comunicazione, le attività produttive offrono l’occasione di ampliare e di approfondire l’indagine. Ciò che definiamo “locale” ha sempre rapporti con eventi storici e attuali di aree molto vaste, ed è compenetrato dalle nuove tecnologie di informazione.
  • Non solo conoscenza ma attività di produzione. Con la produzione, nei laboratori scolastici e territoriali, la conoscenza si approfondisce, può scendere nei particolari, comprendere relazioni di parti e struttura dell’insieme. È necessaria l’interdisciplinarità. Le attività conoscitive e produttive riguardanti l’utilizzazione delle opportunità della “città educativa” devono essere previste dalla programmazione e dall’organizzazione come dettagliata offerta educativa.
    Le metodologie di ricerca hanno diversa fisionomia a seconda del settore a cui si applicano. Prima di essere metodo, la ricerca è modalità dell’apprendere e del produrre. La ricerca in relazione alle particolarità dei settori richiede la collaborazione programmata di esperti diversi dagli insegnanti di sezioni e di classi.
  • Il lavoro come attività produttiva e come studio del ruolo che ha nei mutamenti sociali. Quindi lavoro come tecnologia e cultura sociale e storica.
  • I propositi di innovazione, se organizzati in progetti, non hanno niente a che fare con la programmazione rituale. Da prevedere che gli insegnanti agiscano come gruppo e collaborino sia con professionisti della formazione con compiti non di insegnamento sia con esperti esterni. Mediante l’utilizzazione normale, ossia continuativa e sistematica di esperti esterni la scuola ha la possibilità di affacciarsi sulla innovazione culturale e di esserne stimolata.
  • Modalità di aggiornamento in rapporto a progetti di innovazione. Si è motivati nell’aggiornamento se serve ad acquisire conoscenze e abilità che anzitutto danno la sicurezza di essere migliori come persone e se ci sono le condizioni per servirsi di ciò che si è appreso per apportare mutamenti innovativi nel proprio lavoro che così si arricchisce di motivi gratificanti.
  • Il tempo pieno offre concrete opportunità per sviluppare programmi di recupero necessari per trattare ritardi culturali, difficoltà a collaborare, a inserirsi nel ritmo medio della classe. Niente che rassomigli al dopo scuola o a lezioni private. La dimensione dovrebbe essere quella del piccolo gruppo. Quando fu proposto il recupero ci fu una sollevazione generale. Le solite ottuse obiezioni: serie A e serie B, discriminazione e simili. In verità si volle sfuggire al compito di inventare il recupero. Non esiste un kit bello e pronto: bisogna prepararsi, mette a punto idee, sperimentare, perfezionare.
  • Uso di nuove tecnologie. Dalle macchine fotografiche e dalle videocamere digitali al computer e a una grande varietà di programmi informatici (Power Point, Pinnacle, Publisher, Photoshop ecc.). Le tecnologie devono contribuire a unificare insegnamento, apprendimento, valutazione
  • Documentazione multimediale in entrata e in uscita (libri, internet, video, cd) per progettare, svolgere attività, verificare.
  • Piani di educazione permanente hanno bisogno di basarsi sulla buona qualità del sistema formativo. Non provo neppure a elencare i principali problemi che impegnano il tempo di vita nella formazione fino a 22-24 anni. Dai problemi delle città sostenibili delle bambine e dei bambini si prosegue fino a incontrare l’orientamento scolastico e professionale, la cultura del lavoro, il disagio giovanile, la droga, alcol, fumo, dissipazione di potenzialità e conformismo (in non pochi casi dissipazione della vita), difficoltà di rapporto degli adulti con i giovani. La formazione permanente va al di là di compiti specificamente professionali.

MUSICAAAAAA!!!!!

Pubblicato: 29 Maggio 2010 da lameladiodessa in TEMPO LIBERO

Nel tempo libero mi trovo con 3 amici per suonare un pò. Ho iniziato a suonare la batteria tardi, qualche lezione, molta autodidattica e qualche concerto nei pub…

Posto qualche brano che abbiamo registrato nella nostra sala prove nel mese di aprile.

Ascoltate con poco senso critico…mi raccomando!!!

LOCOMOTIVE BREATHE : è un brano dei Jethro Tull, la mia band preferita> http://www.mediafire.com/?jnzzjtjwtgx

COMFORTABLY NUMB: a proposito di atarassia. Il titolo tradotto è “piacevolmente insensibile”. Brano dei Pink Floyd…Un mito nella storia del rock > http://www.mediafire.com/?10dq1b4mgbf191q

HEY YOU: altro brano dei Pink > http://www.mediafire.com/?jzkhdaxodcr

IMPRESSIONI DI SETTEMBRE: brano della P.F.M. praticamente la storia del rock progressive italiano > http://www.mediafire.com/?j0m0znn3w5m

FORTE DI FIATO: brano registrato qualche mese fa dopo una discussione circa la posizione di un prete “particolare”…

http://www.mediafire.com/?3pw3bfw5hynt5hz

Buon ascolto!

L’ORTO CARTESIANO

Pubblicato: 12 Maggio 2010 da lameladiodessa in LIM E MATEMATICA: raccolta giochi

Questo semplicissimo gioco (individuazione di coordinate cartesiane) non poteva mancare nella mia raccolta…

Scopo del gioco è quello di individuare sul piano cartesiano alcune coordinate per piantare i cavoli…attenzione al coniglio.

Scarica qui ORTO CARTESIANO> http://www.mediafire.com/?2jymy2jzzlz

SOROBAN (ABACO GIAPPONESE)

Pubblicato: 8 Maggio 2010 da lameladiodessa in LABORATORI MANUALI

Il “soroban” è un abaco giapponese ancora utilizzato in oriente ed il suo “metodo” viene insegnato ai bambini perchè facilita l’apprendimento della matematica: deduzione, osservazione, calcolo.

Può essere facilmente realizzato utilizzando pochi utensili (un trapano o un avvitatore e un “tagliacornici”) e materiale reperibile in ferramenta(“perle in legno” forate, bastoncini/stecchi per spiedini, viti):

Le misure del telaio sono riportate in foto:

Nel “separatore o divisorio” (16x4x1 cm) dovranno essere fatti tre fori per far passare gli stecchi da spiedino; nei 2 pezzi (16x4x2 cm) si dovranno avere gli stessi fori (non passanti) che saranno la sede delle punte di stecco:

L’assemblaggio dei vari pezzi è abbastanza semplice. Riporto in foto le varie fasi.

(Al punto 1 è preferibile forare la cornice per evitare che le viti fendano il pezzo).

COME FUNZIONA IL SOROBAN?

A)LE PERLINE DELLA COLONNA A DESTRA VALGONO 1;

B)QUELLA CHE SI TROVA AL DI SOPRA DEL DIVISORIO VALE 5.

C)LA COLONNA CENTRALE RAPPRESENTA LE DECINE CON LA PERLINA DA 50 SOPRA IL DIVISORIO.

D)LA COLONNA  A SINISTRA RAPPRESENTA LE CENTINAIA CON LA CORRISPONDENTE PERLINA DA 500 SOPRA IL DIVISORIO.

E)CON QUESTO ABACO E’ POSSIBILE COMPORRE IL NUMERO MASSIMO DI…INDOVINATE PROVANDO!

LINEA DEI NUMERI

Pubblicato: 4 Maggio 2010 da lameladiodessa in LIM E MATEMATICA: raccolta giochi

Ottima riproduzione virtuale della linea dei numeri entro il 20 con la possibilità di personalizzare l’intervallo numerico e la direzione delle “operazioni”.

Scarica qui> http://www.mediafire.com/?2iaj0mxemul

2+2

Pubblicato: 3 Maggio 2010 da lameladiodessa in LIM E MATEMATICA: raccolta giochi

2+2

Software per contare, confrontare i numeri e fare addizioni, sottrazioni, moltiplicazioni o divisioni. Ha una buona grafica e la possibilità di gestire alcuni parametri d’impostazione dei vari giochi (intervallo di numeri, difficoltà, lingua…).

Scarica 2+2> http://www.mediafire.com/?tkyj4jmzeza

TANGRAM

Pubblicato: 3 Maggio 2010 da lameladiodessa in LIM E MATEMATICA: raccolta giochi

TANGRAM

Gioco classico

Il link permette di scaricare il gioco in versione utilizzabile sulle LIM:
http://www.mediafire.com/?yl2gajjlyhn